Uno sguardo. Milioni di parole. I perchè li vedo passare nei tuoi occhi. Ti stai chiedendo cos'ho. Ti stai chiedendo se poi ne è valsa la pena di fare quel tuffo di testa per poi ritornare sulla sabbia secca. Ti stai chiedendo se quei baci rubati alla notte sono stati più di semplici baci rubati alla notte.
Ho scritto di te, ho scritto di te parecchie lune fa. Ho scritto della gioia che mi dava sperare in un bel rapporto. Ho scritto del feeling che si è creato subito e di cui non eravamo spaventati. Ho scritto di te quando mi davi la forza di sopportare pesi impossibili, giornate strazianti, situazioni complicate.
Ho sentito la tua voce quando il mondo ha vacillato sotto ai miei piedi ed ero nuovamente delusa. Ho sentito le tue parole tra i miei singhiozzi e non me ne vergognavo.
Ho sentito un tuo abbraccio quando credevo che il mondo avesse organizzato la mia distruzione. Ho visto i tuoi occhi sorridenti, ho visto le tue mani sicure imboccare la tua bocca sorridente.
Ho visto che a volte non serve a niente far finta di credere che qualcosa si può avere senza combattere. Ho visto la tua grinta, il tuo bisogno di metterti in gioco e vincere. Sempre.
Ma tu non hai visto. Non hai visto i miei occhi, non hai sentito la mia bocca che ti baciava e non erano baci rubati alla notte. Tu non hai sentito che erano baci di chi vuole quel corpo.Tu non hai sentito che dentro quei baci c'era passionalità, desiderio e bisogno di farti sentire l'eccitazione che da tempo aspettavi.
Ho scritto di te parecchie volte, da amica da provocatrice da amica provocatrice da amante da amica provocatrice amante pronta a combattere.
Adoro le sfide e tu lo sei. Sfiderò occhi, sfiderò mani, sfiderò bocche e corpi filiformi, sfiderò l'astuzia e la sfortuna che s'abbatte sempre per rovinare un piano ben progettato.
Per te, combatterò. Ho visto i tuoi occhi, maliziosi, provocare.
Ho visto me stessa accettare la tua provocazione.
Ti stupirai di cosa le persone sono in grado di fare. Per te cosa sono in grado di fare.
mercoledì 26 dicembre 2007
domenica 23 dicembre 2007
VOMITANDO UNA CANZONE.
Ho paura di me stessa, di quando penso, delle cose che penso rispetto a me stessa e rispetto agli altri, come se nel pensarle bastassero poi pochi giorni per la loro realizzazione.
Mai cinque numeri buoni per vincere qualche sano eurino e poter realizzare qualche sogno tenuto nel cassetto.
Quel cassetto vecchio e impolverato.
Questa radio funziona male, salta il cd ogni volta che prendo uno di quei ben fatti tombini lasciati a mezz'aria. Mi piace questa canzone e me la canto a squarcia gola dentro questa mia macchinina e non importa se i vicini di semaforo mi guardano con faccia stralunata come per dire "Ma guarda questa qui che se la canta come se fosse in camera sua!" si appunto, canto, mica faccio le pulizie che alcuni di voi si dilettano tra un rosso e un verde.
E me la canto e se guardate ancora un po' abbasso il finestrino e vi chiedo se piace anche a voi. Oh, lasciamo stare, alzo, alzo, anche se tutto viene distorto, voglio entrare dentro quelle parole.
Coincidenze, perchè proprio oggi ho trovato questa canzone e si, saran già più o meno quaranta chilometri che me la canto, repeat e via.
My heart's crippled by the vein That I keep on closing
Canto e penso, canto e mi rilasso a centotrenta allora sull' 'autostrada appena imboccata che mi riporta dove tutto è iniziato.
You cut me open and I
Ho bisogno di ritornare alle origini come per sentire la scossa, il brivido che pensavo fosse un brivido dei tanti e invece era IL brivido. Ho bisogno di staccare i piedi da questa terra e toccarne altra, quella magica che nel suo misterioso modo riesce sempre a darmi risposte a farmi aprire gli occhi.
Keep bleeding Keep, keep bleeding love
Sono innamorata di un viso e di un corpo, sono in preda a degli attacchi di "Torno indietro e non lo lascio più" ma l'istante dopo mi sento ancora libera, affezionata ma libera di partire e capire.
I keep bleeding I keep, keep bleeding love
La mia uscita, metto la freccia per girare a destra, guardo gli specchietti e mi sposto e mentre imbocco la curva un po' stretta abbasso il finestrino per far entrare aria fresca, aria nuova che ossigena il cervello. Ottantanove chilometri. Stessa canzone. La vomiterò prima o poi.
Keep bleeding Keep, keep bleeding love You cut me open
E anche se la vomiterò non importa, ora mi va così.
Yet everyone around me Thinks that I'm going crazy, maybe, maybe.
La gente vicino a me dice che sono pazza, forse, forse.
Toglierei il forse. Oggi sono pazza. Lo sono e me ne vanto. Sanguinando.
giovedì 20 dicembre 2007
QUEST'AMORE SARà LA NOSTRA FAVOLA.
Sono uscita di casa con addosso un paio di jeans consumati, stivali calzati di fretta, maglioncino rosa coperto da un cappotto nero e una sciarpa troppo pelosa anch'essa nera. Il cuore credo di averlo in testa.
Sono uscita con un vecchio cappello che sa di vaniglia, sa troppo di vaniglia dannazione e mi copre un po' il volto ceh già tengo basso per non congelarmi gli occhi.
Cammino veloce per raggiungere una panchina in un parco mezzo ghiacciato, una panchina in mezzo al nulla di un parco vicino a casa, ghiacciato.
Mi vibra il cellulare. Guardo chi mi chiama e non rispondo.
Ora tutto può essere rimandato.
Mi avvicino alla panchina con passi silenziosi, quasi non volessi arrivarci.
"Ciao Kevin" "Ciao Carol, come stai?"
Come sto, come sto, come pensi che stia dopo la cena di ieri sera, dopo i due bicchieri di vino rosso, dopo la tua domanda, dopo la domanda di Sam, dopo la battuta di Frank, dopo che non riuscivo a rispondere perchè il groppo in gola stava li e non ne voleva sapere di scendere.
O sali o scendi dannato groppo, devo rispondere se no chissà cosa pensano mi dicevo ieri sera, ma nulla, è rimasto li e mi ha fatto scivolare una lacrima, fuori dalle orbite, fuori dai miei occhi scuri.
Confessione di un dolore tenuto compresso nell'anima per troppo tempo.
"Bene bene... sai che io e l'alcol o meglio, io e il vino rosso siamo..." non mi lascia finire "Si, poi quando hai finito di continuare a trovare patetiche scuse parliamo di quello che ho capito ieri sera, eh?" mi dice secco. Anzi, no, freddo e ghiacciato come questa panchina che mi congela il culo.
Mi alzo e cammino, troppo freddo quel legno ma non potevamo vederci in un bar? è gennaio dannazione!
Oh Kevin da dove potrei iniziare. Vediamo.
C'era una volta una piccola ballerina che, no, no nessuna ballerina, allora potrei con C'era una volta una giovane ragazza, che amareggiata dalla vita, no ,no sembra l'inizio di un suicidio.
"Dimmi, sentiamo cosa il buon intenditore ha capito, dato che mi sembri fin troppo presuntuoso, oggi", oggi, oggi? mah, lo è sempre Kevin presuntuoso, modesto presuntuoso e affascinante.
"Carol mi hai detto piangendo che eri.. uso la tua espressione Fottutamente e Dannatamente Innamorata Di Me e peccato un piccolo particolare - che cosa ho detto? l'ho detto davvero? a lui proprio a lui? e cosa altro ho fatto? ma non ricordo o faccio finta di non ricordare? cosa sta succedendo... oh diomio la testa, il cuore, le mani si sono due e le scarpe le ho messe e - che a pochi metri c'era Rachel e ci ha visto".
Finisce e mi guarda fermandosi, io proseguo ma lui mi strattona leggermente, per fermarmi, per condurmi un po indietro alla sua altezza. Non ti dico nulla, scordatelo, piuttosto faccio l'alcolizzata cronica che si dimentica le cose ma non ripeto nulla e poi ci ha visto, Rachel, ok, ma non mi è saltata agli occhi mi pare e anche se l'avesse fatto giuro, per te avrei reagito. Ma non ti dico nulla, scordatelo.
"Sinceramente non ricordo molto, mi spiace se ho fatto o detto qualcosa che mi pare abbia disturbato il quieto vivere..." "Carol, cazzo! Non stiamo parlando di noccioline, caramelle o bar per andare a fare aperitivi. Sto parlando di una cosa che mi hai sputato in faccia così, all'improvviso, una sera come altre, una sera in cui fuori c'era un bufera di neve, ieri sera... e non usare la scusa del vino, lo so che se hai detto quella cosa è perchè non ne potevi più, perchè tu sei così - presuntuoso due la vendetta e sentiamo come sarei - devi arrivare al limite devi arrivare all'orlo dell'oblio per chiedere aiuto, per parlare...".Si siede mi sembra agitato, le mani tremavano un po' e le ha ficcate subito in tasca, oggetto di sicurezza primaria.
Ma cosa ne sai eh Kevin mi verrebbe da dire, no, glielo dico "Cosa ne sai? magari era solo qualcosa che provo per qualcuno e l'ho detta a te, pensando di fare una prova, pensando fosse l'altro, che ne so che pensieri passano nella testa piena di barolo!".MI siedo, gamba destra piegata e sotto il sedere, mi sporgo un po' verso lui.
Ok Carol salviamo il salvabile o facciamolo affondare.
Gli accarezzo la testa e gli do un bacio sulla guancia "Scusa - gli dico a bassa voce - scusa se ti ho fatto litigare con Rachel, scusa se ho detto quelle cose e ti prometto che con te non berrò più vino dato gli effetti distruttivi. Io..." mi fa segno di smettere di parlare e adesso che ho detto? che ho fatto? "Carol, dimmi solo se è vero e non mentire non farlo non con me non farlo ancora perchè ieri sera quando me l'hai gridato in faccia mi hai sconvolto mi hai lasciato li su due piedi immersi in un oceano di perchè e quando mi hai baciato - già ti ho baciato finalmente e mi hai baciata e mi hai tenuta stretta a te, le ho sentite sai le tue mani sulla mia schiena che non volevano farmi allontanare - dentro si è aperta una porta che forse avevo murato..."
Ora io non so proprio che dire. Kevin, un mio caro amico da un paio d'anni, un amico con cui ho avuto un feeling particolare dal primo momento, un rapporto così intenso e variabile da non poterne fare a meno, da non poter classificare la sua persona come un amico dei tanti. Lui era l'amico per eccellenza, fino a quando, quel giorno, ho incrociato per sbaglio i suoi occhi e l'ho visto come un ragazzo.
"Kevin, te l'ho detto - imperterrita continuo a barare a questa partita - è stato un momento un attacco..".
Mi bacia. Mi bacia e mi porta a se, mi prende il volto con le mani, dio con le mani le sue mani, e mi bacia calmo e colmo, sento il suo cuore battere veloce veloce veloce sulla mia bocca sento le sue mani fredde sul mio volto che sta esplodendo, e il mio cuore? la mia testa? persi, in un posto che nessuno sa.
"Anche se in ritardo, buon anno Carol... e smettila di giocare e trassare - mi legge nella mente? - con me non hai speranze, vinco sempre!" mi dice dandomi un colpetto sul naso con il naso.
"Guarda che stai facendo tutto tu e adesso cosa dovrei dirti io eh? " lo so cosa dovrei dirti ma faccio la dura perchè non voglio che tu creda che io, io... Io Dio!... che bello sei immerso in quel cappottone scuro e il tuo profumo, che lo sento sulla mia pelle appena mi sfiori, appena mi sfiori un attimo e penso se mai dovessi fare l'amore con te.
Penso a noi, stesi su un letto ad accarezzarci lenti, dolci, come per paura di spezzare i petali ad un fiore raro e tu sei raro, baci sulla bocca i tuoi baci sul mio corpo, lenti vogliosi di scoprire quelle zone che vedevi da una scollatura, le tue mani che toccano la mia pelle la mia carne nuda sotto il tuo corpo nudo e quella passione che incomincia a risalire e il respiro inizia ad accelerare e sposti leggermente il viso mi guardi mi guardi come non mi hai mai guardata mi guardi e mi dai un bacio silenzioso come per cercare conferma ed io chiudo gli occhi fai di me parte di te e diventiamo una linea sola perfettamente armoniosa che si muove lenta per ricercare note di piacere dimenticare una linea che si muove lenta e pian piano accelera e cerca la passione le tue mani tra i miei capelli le mie mani sul tuo petto fino a che insieme tiriamo leggermente il volto all'indietro nell'istante in cui è arrivato in noi il piacere l'esplosione di una stella.
"Tu non devi dire nulla devi solo baciarmi... e continuare a farlo senza smettere".
Sono viva, si sono viva, con le mani ghiacciate ma il cuore caldo, bollente e dentro c'è un liquido d'amore, di bisogno di lui, salvo il salvabile o lo faccio affondare?
Lo bacio lo bacio e non smetterei davvero più di farlo. Si accendono i lampioni, si accendono le stelline nel cielo, nell'aria ancora odore di feste. Mi prende per mano, stasera è la nostra prima sera.
E ora non posso più nascondere che sono innamorata e non voglio più mettermi in secondo piano lui merita tutto ed io gli regalerò la Luna, stanotte e per sempre.
lunedì 17 dicembre 2007
OGGI SONO COSì.
Oggi non sono dell'umore di creare, di lasciarmi libera alla fantasia e scrivere di chissà quali volti ognuno di voi si è immedesimato, anche solo una volta anche solo per sbaglio.
Oggi non lo so, dicono che ci si alza con il piede sbagliato, con la luna storta ma io credo di essermi tuffata di testa per terra, altro che piede e luna e di aver fatto anche un bel tuffo dato l'umore nero e complicato che mi ha tenuto compagnia oggi.
Eppure chissà perchè, mentre fuori nevicava dentro mi si gonfiava il cuore.
Di una tristezza e felicità mescolate insieme.
Oggi ho sentito una paura di tutto, una paura che mi potesse crollare il mondo addosso appena avessi perso la concentrazione.
Come una coppia di pattinatori sul ghiaccio che appena perdono una frazione di secondo, tonfolano per terra o ondeggiano quel poco per perdere punti.
Come un bel balletto fatto di passi coordinati, lui e lei che si guardano, si sfiorano la mano e poi si voltano, fanno qualche passo e... lui la prende e la fa salire in alto, così in alto da vedere il muscolo del braccio tutto contratto e poi vedere lei scivolare e aggrapparsi in cerca di sistemare il danno oramai fatto.
E si, mi sono scese delle lacrimucce. Oggi sono debole e non lo nascondo, oggi più che mai, dopo tre mesi e mezzo mi son sentita debole, con quella paura che si arrampicava sulla schiena, battendomi nella testa.
Due cose oggi mi hanno sollevato un po' di più rispetto quella fossa che mi sono auto creata e non so come, le mie colleghe e il mio amico, che c'è, c'è sempre diamine.
Ed io non... niente. Io penso, penso e penso. Ma stasera smetterò, non ho tempo per stare così, ho così tante cose da fare, da progettare, da dire, da tenere nascoste per bene, da fotografare, da vivere che non ho tempo da sprecare dietro a punti interrogativi e malesseri che non ho cercato.
Domani mi passerò una seratina con il testolino buffo e parleremo, mi prenderà un po' in giro per poi abbracciarmi e mandarmi successivamente a stendere, per poi guardarci e ridere, riscoprendo noi stessi.
Eppure, oggi, nella testa, volicchiava un discorso, preso dal film "Vi Presento Joe Black", un discorso breve intenso e struggente che apre il cuore e ti fa credere di non smettere mai.
Qualunque cosa, di non smettere mai.
Faceva così:
William: "Non è quello che dici di Drew: è quello che non dici."
Susan: "Forse non ascolti."
William: "Oh sì invece. Non un'ombra di trasalimento, non un bisbiglio di eccitazione. Questo rapporto ha la stessa passione di una coppia di nibbi reali. Voglio che qualcuno ti travolga, voglio che tu leviti, voglio che tu canti con rapimento e danzi come un derviscio."
Susan: "Ah, tutto qua!?"
William: "Sì e abbi una felicità delirante o almeno non respingerla."
Susan: "Va bene... Abbi una felicità delirante, vedrò di fare il possibile."
William: "Lo so che ti suona smielato, ma l'amore è passione, ossessione, qualcuno senza cui non vivi. Io ti dico: buttati a capofitto, trova qualcuno da amare alla follia e che ti ami alla stessa maniera. Come trovarlo? Beh, dimentica il cervello e ascolta il cuore. Io non sento il tuo cuore. Perché la verità, tesoro, è che non ha senso vivere se manca questo. Fare il viaggio e non innamorarsi profondamente beh, equivale a non vivere. Ma devi tentare, perché se non hai tentato, non hai mai vissuto."
Ora potrete pensare che mi sia fatta un bel bernoccolo in testa. Può essere o forse più semplicemente è la febbre che avanza. Non so perchè mi è venuta in mente questa scena, tra padre e figlia. Forse perchè mi ricorda un discorso simile ricevuto dal mio, di padre.
Ma non sempre ciò che ci travolge fisicamente, riesce a travolgerci il cuore.
E' una cosa strana questa levitazione, questo canto e questa danza.
E' una cosa magica che a volte colpisce così, all'improvviso, da sentirne un brivido lungo la schiena.
E tu non sai perchè in quel momento, perchè lui.
Sai solo cosa senti e non ti poni altri perchè.
Perchè dei perchè, la passione e l'ossessione ne fanno benissimo a meno.
domenica 16 dicembre 2007
Entro silenziosa in camera sua.
Alza appena gli occhi "Ciao... ti aspettavo" mi dice freddo come un cubetto di ghiaccio.
Lo sapevo che non dovevo entrare in quella stanza che non dovevo chiamarlo che non dovevo rispondere che non dovevo salire in macchina che dovevo inventare qualche strana balla. Perchè mi ha detto "ti aspettavo" con quella serietà? Lo so, lo sento, deve dirmi qualcosa di brutto, di orrendo, dovrà dirmi che in un modo misterioso ha letto il mio cuore e sà cosa provo per lui, che è mancato qualcuno, che anche lui mi lascerà e partirà lontano, che si sposerà, che la sua ragazza è incinta, che ha combinato un guaio, cosa cosa cosa dovrà dirmi?
"Ciao. Ah si, mi stavi aspettando? Eh lo so che non puoi resistere cinque giorni senza vedermi!" dico mentre mi tolgo il cappotto e mi siedo sul letto passandogli una mano sui capelli.
Cosa dovrà dirmi? Perchè sta li appoggiato alla testiera del letto e continua a far finta di leggere al posto di parlarmi visto che mi stava aspettando?
Mi sdraio anch'io, magari si accorge che sono entrata e che sono li, magari così si mobilita.
Si allunga un po', scivola fino ad arrivare sopra al mio viso e si avvicina così tanto da vedere le sfumature di colore nei suoi occhi. Si avvicina così tanto, "Eccoti - dice - sai, stanotte mi sono rotolato nel letto fino ad addormentarmi per esasperazione...". So, so. Eccome se so, mi sto rotolando da mesi sperando di cancellare un volto. " E anche nel momento in cui mi sono addormentato un volto continuava a venire nei miei sogni. Non andava via, mi parlava mi diceva delle cose ed io per trovare conferma ho baciato quel viso, quella bocca e ti giuro era come se lo stessi facendo davvero."
Non giurare, lo so qual è la sensazione di cui parli, la conosco così bene, nei sogni che faccio riconosco persino il profumo della persona che mi bacia che mi tocca con cui danzo tra carezze e passione carnale, sento le sue mani sul mio volto e sulla mia schiena in modo così netto che svegliandomi all'improvviso, mi volto per vedere se c'è al fianco, la sua persona.
Ma il mio letto è sempre infinitamente vuoto, dal lato sinistro.
"Lo so, mi è capitato un paio di volte, la sensazione è così reale che se ci si sveglia, si cerca negli armadi pur di trovarla ,quella persona!" dico "Già - ribatte - già."
E perchè ora il suo viso è così vicino e perchè i suoi occhi non si staccano dai miei?
Mi bacia. MI bacia. MI sta baciando.
Mi sta baciando come se dovesse trovare quelle risposte notturne, come se fossi io quel volto che non lo lasciava dormire. E se nel sogno la mia persona gli avesse detto ciò che provo e lui per capire se era reciproco il sentimento mi stesse baciando?
Si allontana dolcemente sfiorandomi una gote.
"Eccoti. Sei arrivata finalmente..." dice a bassa voce scivolando ancora un po' e appoggiandosi sul braccio sinistro.
"Ma, io, veramente, sono qui da un po' - dico - e non solo oggi." imbarazzata, intimidita, felice, gioiosa, delirante e tremante.
"Ma oggi sei qui, oggi. E sei arrivata come mai prima d'ora."
Si avvicina e mi bacia, labbra contro labbra così morbide da sentire il mio corpo smuoversi.
E chissà come mai dentro me riecheggia una frase.
Casomai tutto finisse, casomai tutto degenerasse, casomai le situazioni portassero all'inevitabile fine dell'innamoramento, casomai una coppia di pattinatori su ghiaccio non riuscisse a rimanere in piedi, casomai la vita ti portasse a non credere più nella persona amata. Casomai dovesse accadere tutto ciò, avremmo la possibilità di tornare indietro?
mercoledì 12 dicembre 2007
ALCOLNEVE
Trascinata all'indietro. Come quando in un sogno si tenta di dire qualcosa e le parole non escono o quando si vuole toccare qualcosa e non si riesce a sfiorarla.
Trascinata nel passato che ha infuocato e poi congelato il sangue.
Trascinata davanti a quella finestra mentre fuori nevicava e dio se nevicava!
Vuoi? mi dice Saimonel, certo che voglio, certo che voglio bere alla bottiglia il mio santo spumante, certo che voglio bere e dimenticarlo, certo che voglio bere e ballare e saltare con te, me lo passa, bevo, buono vero? e ride e ride di quel sorriso che mi riempiva le giornate. Buono si, buono come tutti i liquidi alcolici che hanno già riempito la mia bocca.
E' passata da poco la mezzanotte. La musica è forte e fuori i ragazzi sparano ancora i fuochi d'artificio. Nella valle davanti a pochi metri c'è un mega hotel, tutto illuminato a festa, si sentono i brindisi da qui.
E nevica, sempre più forte nevica così tanto da aver già ricoperto le auto fino a mezza portiera e si, quest'anno doveva andare così.
Gli amici ci sono, pochi e indispensabile, qualcuno butta per terra le arance rosse e ci salta sopra a piedi scalzi.
Io mi invortico tra pensieri e alcol e rispondo al telefono.
Pronto? Sono io, pollo... volevo farti gli auguri di buon anno...! Ti stai divertendo su? io...auguri anche a te ma poi spiegami come mai hai dovuto chiamare, ma poi spiegami perchè sei dovuto ritornare? Auguri devo andare. Attacco.
Mi sale tutto. Ansia, paura, alcol alla testa, nausea.
Mi chiudo in camera e vomito sogni sotto a spesse coperte, non sento neanche più le grida, le risate.
Quando mi sveglio e raggiungo Saimonel, la trovo contro la porta d'entrata ubriaca persa.
Perfetto così volevo trovarvi,passami quella cosa che hai, si è vodka vuoi? fammi bere recupero il tempo che ho dormito.
Vomitare sogni da ubriaca è così assurdo.
Dietro a quella finestra nevica ancora. Esco sul balcone, sporgo una mano e prendo neve fresca.
Fanculo a tutto, siii fancu ich ulo a tutti e cin cin.
Trascinata.
Mi piace essere trascinata indietro, tra persone che ho vissuto, momenti che ho condiviso e profumi che ho sentito.
lunedì 10 dicembre 2007
SOTTO LA TUA PELLE.
Lei nei tuoi occhi. Rapisce qualche tuo singolo pensiero.
Io sotto la tua pelle, nel tuo sangue che scorre ad ogni battito di cuore.
Io per te farei l'impossibile.
E oltre.
Lei ad un passo dall'oceano ti guarda, sorride.
Ti resto seduta vicina, braccia tese indietro sopra una coperta rossa.
Qualche amico canta seguendo il ritmo di una chitarra, qualche amico corre e si tuffa.
Tu la guardi, silenzioso, immerso nei tuoi perchè.
Lei passeggia e sorride parlando con un amico. Le sue gambe magre vengono bagnate dagli schizzi delle onde.
Ogni tanto si gira, ti guarda, mi guarda, ci guarda.
Non voglio avere spiegazioni, non voglio avere risposte.
Voglio il tuo cuore, nelle mie mani.
Voglio i tuoi occhi, nei miei, tutti i giorni, tutte le ore.
Le nuvole si riflettono su questo mare fresco e nero.
Arriverà la tempesta, tra poco.
Mi metti la felpa sulle spalle, mi dai una spintarella con la spalla e borbotti qualcosa.
Ti abbraccio. Dentro soffri.
Io lo sento. Io.
Non tutta questa gente.
Vedo nei tuoi occhi sorridenti, nel tuo dirmi le cose a bassa voce il male che non meriti.
Con una carezza vorrei poterti liberare.
Da lei.
Per riempirti.
Di me.
Per farmi sfiorare la tua bocca. Per farti sfiorare il mio corpo con le tue mani.
Non chiedermi dove. Non chiedermi perchè.
Devi solo fidarti di me.
Nessuno potrà portarci via da questo oceano di mare.
venerdì 7 dicembre 2007
REGALI DI NATALE.
Non voglio niente di costoso quest'anno.
Voglio la felicità per cinque persone. Cinque. Non una di più.
A lei che è la mia "baby" da 15 anni, a lei che ho visto gli occhi sorridere e un attimo dopo disperarsi, a lei che è cambiata così tanto, a lei che ad ogni suo sbaglio corrispondeva una telefonata per informarmi, a lei che ho abbracciato nel freddo contro il caldo solo per sentire il suo profumo, a lei che a volte ci trovavamo in un bacio per poi girarci e dormire chissà quali sogni, a lei che ancora adesso mi rende viva, a lei che ancora adesso dentro un fortezza che ha provato a costruire si sente sola e mi chiama.
A lui, mio padre. Voglio la felicità che non ha mai avuto. A lui, papà presente e di poche parole ma giuste, a lui che il suo modo di voler bene non è mai stato viziare ma far capire la vita, a lui che sopportava i miei quattro anni e il mio vizio di mordergli i lobi delle orecchie, a lui che ha sofferto così tanto ma che ha avuto tanta forza per non mollare, a lui che ha sempre creduto che anche se tutto andava di merda bisognava andare avanti, a lui che vedendomi ventitreenne non ha paura di sfogarsi, di piangere, di sorridere con me, a lui che mi ha scritto due lettere che mi fanno commuovere ancora oggi, a lui che in una sala d'aspetto di un'ospedale mi ha dato il miglior consiglio che un papà potrebbe dare, a lui che a suo modo c'è, sempre.
A lei, mia madre. Voglio che la sua felicità non intacchi quella di mio padre. A lei, che è sempre stata la mia migliore amica, a lei che passava le ore a crescermi dandomi la giusta libertà, a lei che è mai stata oppressiva e possessiva, a lei che mi diceva che faceva una torta e tornava con qualcosa di lontanamente simili, a lei e alle risate fatte insieme, a lei e al dolore che ha dovuto affrontare dove tutta la forza ha dovuto metterla sul tavolo così da un giorno all'altro, a lei e alle chiacchierate odierne alle risate al suo "senza di te non ci sarebbe questa allegria!", a lei e alla scelta che sta per fare, per me sbagliata, a lei e alla felicità che vede altrove.
A lui che mi è stato vicino. A lui che non ha spaventato il mio modo di fare, a lui che da quasi quattro mesi ci scriviamo tutti i giorni, a lui che il giorno dopo ci chiediamo scusa per delle cose dette in malo modo, a lui che mi ha spronata ad uscire da un periodo di schifo, a lui che mi dice che anche se è un po' assente, c'è sempre, a lui che ha così tanto bene da dare e che aspetta la persona giusta cercandola in altre dieci, a lui che quando mi abbraccia mi da sicurezza, a lui che mi fa ascoltare canzoni dolcissime sotto casa e poi me regala la volta dopo, a lui che mai avrei pensato di cominciare a voler bene.
A me, a me e a me. A me che da piccola facevo le tende degli indiani sotto la scrivania e tenevo ferma la coperta con i dizionari e che dolore quando mi cadevano in testa, a me che tagliavo la frutta con le posate della Nouvelle Cousine, a me che ho sempre avuto il sorriso stampato, a me che credevano brasiliana ed adottata quando mi portavano in giro con il passeggino, a me e alle mie quattro ore di pianto davanti ai finocchi bolliti all'asilo, a me e al ricordo che mi viene quando mangio gli Abbracci, a me e alle mie idee, a me e alla mia forza che ho trovato per otto anni a sentirmi una piccola donna di casa, a me e alla maleducazione che a volte mi esce così gratuitamente, a me e alle mie mani che scrivono, scrivono, sempre e tutto, a me e ai miei occhi che a volte vengono bagnati da lacrime troppo salate, a me e al mio bisogno di aiutare tutti per poi essere sempre messa da parte, a me e alla furbizia che sto acquisendo, a me e alla passione viscerale che ho per i bimbi, a me.
Semplicemente me. Sangue e carne.
giovedì 6 dicembre 2007
SCATOLE DA RIEMPIRE
Nella vita ci sono due persone.
Chi ama e chi si lascia amare. Così un giorno mi ha detto una persona.
Senza peli sulla lingua, convinto di ciò che diceva.
Ed io mi son sentita sbalzata in un universo parallelo.
"Forse - mi sono detta - ha ragione."
Tra i due c'è sempre chi ama di più, chi ama per primo, chi non ha paura a sussurrarlo all'orecchio, chi non teme gli altri e lo dice agli amici sorridendo.
Tra i due c'è sempre chi ama meno, chi ama per secondo, chi ha paura di rispondere al sussurro, chi teme gli altri e non lo dice agli amici.
Però quello che forse bisognerebbe mettere in conto, è ben altro.
Nel conoscere qualcuno, nel sentire ciò che può trasmettere, poco importa se chi ama meno è proprio quell'altra persona.
Scontato, forse direte. Ma non del tutto.
Come chi si atteggia tra frasi fatte del tipo "Non c'è amore senza sesso", " Non esiste l'amicizia tra uomo e donna".
A volte c'è così tanto poco amore in queste nostre vite, a volte ce ne priviamo volutamente.
Rimanere come scatole vuote. Sto ascoltando una canzone che mi è capitata per caso, e quando mai!
Antonello Venditti dice " NON SO PIù CHI SEI QUELLO CHE SARAI... IO VOGLIO SOLO CHE TU RESTI CON ME... PERCHè L'AMORE CHE DAI, COSì NATURALE, SEMBRA QUASI NON MI POSSA FAR MALE...".
Mah!
Forse allora si, c'è chi ama per primo e fa lo slancio, pur di prendersi la porta in faccia, pur di rovinare tutto quanto, perchè alla fine la vita è tutto un tentativo.
Un tuffarsi nel buio e ad occhi chiusi, seguendo solo l'istinto. Senza chiedersi "Ma domani...?".
C'è chi ama per primo, c'è chi ama per secondo, c'è chi finge d'amare, c'è chi muore d'amore, c'è chi non dimentica il passato, c'è chi ama nel presente e ama nel passato, c'è chi ama oggi pensando solo al domani, c'è chi bacia bocche presenti pensando a bocche passate, c'è chi ha coraggio e innalza un muro da quel passato che a volte torna e fa male, c'è chi arrossisce al telefono parlando con un passato amore, c'è chi riesce a trasformare i sentimenti, c'è chi ha il potere di far innamorare e poi ferire, c'è infine, nascosto o dietro veli ancora da scoprire o dietro a visi già visti quell'amore.
Tumultuoso, completo, intenso, dolce, passionale, viscerale.
lunedì 3 dicembre 2007
QUESTO CUORE MIO.
La vita può sorprenderci. Accoglierci in un istante dentro un'immensa nuvola soffice e rosa.
Può, se vogliamo. Può, se tentiamo.
Se non ci mordiamo la lingua per paura di rovinare qualcosa, se non ci ingoiamo le parole per non soffrire ad un ennesimo rifiuto, se non siamo disposti a mangiarci il fazzoletto, pensandolo, pensandola.
A volte arriva lento, l'amore.
A volte arriva come il vento, all'improvviso.
E ci illumina la vita, ci fa vedere tutto più colorato, più profumato.
Ma la paura è tanta.
Così tanta da ritrovarsi con la schiena contro il muro, la notte, mentre fuori tutto tace e piangere, piangere, soffocando i singhiozzi dentro ad un cuscino a righe gialle e blu.
Così tanta da chiedersi se poi ne varrebbe davvero la pena, questa volta, di mettersi in gioco, di nuovo, di provare ad amare, di provare a lasciarsi amare, perchè no.
Potrebbe essere tutto diverso, questa volta.
Che silenziosa e a piccoli passi ha preso sopravvento.
Ma chi ha quel coraggio? Di mettere testa e cuore.
Testa e cuore nella stessa persona, nell'unica persona, sicuri, CERTI che sia lei quella persona, quella che si aspettava da un pezzo di vita, quella che si sognava, quella che si cercava dentro altri occhi in altre mani sopra ad altri corpi.
Silenzio che completa il tutto.
Io per amore sarei capace di sacrificarmi. Per la sua felicità rinuncerei ad una parte della mia, se fosse necessario.
Ascolto Apologize. Sono riflessiva, serena, contenta e molto ispirata in questi giorni.
Non c'è una ragione particolare. E' un periodo.
E adesso, proprio adesso, mi è soggiunto tutto ciò, tutto questo amore che le persone vogliono far durare una vita ma che poi sprecano dopo poco.
Tutto questo amore ricercato in situazioni strane per sentire smuovere dentro qualcosa di più e che poi in bocca lasciano solo tanto amaro, che viene zuccherato da sorrisi silenziosi.
Di cuori che potrebbero amare quella bocca.
La sensazione di sentirsi liberi, di provare e tentare a raggiungere chissà quale felicità. Magari una felicità che sta davanti ai nostri occhi ed è celata da un velo misterioso.
Magari una felicità che sembra troppo dirompente e impossibile.
Bello. Bello e impossibile.
L'amore. L'unica descrizione che stanotte mi viene è questa.
Il cuore può battere all'impazzata.
Ma nel momento in cui tutto diventa chiaro, si blocca un attimo.
Fiato sospeso. Tutto attorno si muove lentamente.
Battito di ciglia.
Da oggi si può credere, da oggi si può essere certi.
Perchè il cuore, l'unico organo a cui bisognerebbe credere ciecamente, questa volta non ci farà sbagliare.
domenica 2 dicembre 2007
LA VETRINA
Vetrina. Il mio riflesso su di essa. Dietro qualche vestito alla moda, taglia 40, in cui credo non ci entrò mai.
Al diavolo le magre. I miei rotolini amorosi dududù dadadà li ho e me li tengo!
Nella vetrina si riflettono altri corpi, alcuni si tengono per mano altri camminano vicini e sorridono, scivolando da destra a sinistra.
Poi d'un tratto tutto si blocca.
Tempo, anime solitarie, anime divise, anime felici e tormentate.
Tutto si blocca in quella vetrina. Dammi solo un minuto. Cambiare. Una stella che mi guidi dove sei.
Cerco le parole per spiegare quello che poteva nascere ridare luce ai giorni miei.
Nasce la voglia.
Che c'è di male.
Nel rimanere senza più parole. Bloccata in questo specchio. Che riflette cose e persone, in una Torino ben illuminata, tra un vento freddo che fa tirare su con il naso.
Tra vestiti da milletrecentosessantaquattro euro e un'offerta di due jeans da uomo a settanta euro.
Dentro questa vetrina posso vedere e sentire tutto. Posso lasciare bloccati anche i miei sentimenti.
Posso vedere i suoi occhi che guardano qui dentro e sono tutta da un'altra parte. Posso vedere il suo cuore battere così forte da sentirne le vibrazioni. Posso vedere lei che si aggiusta il ciuffo e dentro ha una malinconia che se potesse liberarsene illuminerebbe il mondo.
Mi piaci come sempre forse anche di più.
L'amore non è razionalità non si può capire.
La città viaggia veloce, immersa in una eterna canzone che accenna pezzi di verità assolute.
Ogni parola scambiata qui davanti si riesce a sentire, ogni pensiero pensato si riesce a vedere, ogni gesto visto si riesce a toccare.
Profumo.
Un'ondata di profumo mi riporta al di là.
Davanti alla vetrina. Il mio riflesso su di essa. Dietro qualche vestito alla moda taglia 40.
E loro che mi prendono per un braccio e sorridenti mi trasportano un po' più in là.
Lontano da quella vetrina cattura sogni.
sabato 1 dicembre 2007
QUESTA NOTTE.
Stanotte l'aria sa di neve.
E' fresca il giusto per rinchiudersi in macchina e andare a bere un bicchiere di vino con qualche amico.
Sono in ritardo di un'ora i miei amici e quando citofonano, mi catapulto nel mio cappottino verde scuro e scendo in picchiata i miei tre piani, senza maledirli per l'attesa.
Stanotte nell'aria c'è qualcosa di dolce.
Come se qualcuno fosse volato quà e là sparpagliando minuscole molecole di miele.
Un viaggio, più o meno lungo, che unisce gli animi.
A volte si crede di essere arrivati a destinazione di un proprio progetto personale ed invece è solo l'inizio.
A volte ho creduto che imparando a ghiacciarmi il cuore, più niente e nessuno avrebbe potuto perforarlo e ferirlo, nuovamente.
Quando sono una piccola passeggera distratta, così, la mia mente va, corre libera, immagina cose che, una volta scesa, me ne vergognerei un poco.
Entriamo nel localino anni sessanta, curioso ed accogliente.Anche qui nell'aria c'è qualcosa di dolciastro.
Più in là, un signore sulla cinquantina, fuma davanti ad un Jack un sigaro profumatissimo.
Ci sediamo e accogliamo in noi questo buon vino bianco che ci mette poco a far girare la testa.
Sento troppo caldo qui dentro così mi infilo il cappotto ed esco fuori a risvegliare i sensi, un po' assopiti.
"Cos'hai?" mi chiede. "Nulla...! Solo... un caldo... questo vinello..." e rido, di quell'allegria stupenda che mi viene bevendo.
"Dicevo prima, ti ho vista strana in macchina... come se fossi in un altro mondo! Ok che tu sei di un altro mondo!"mi dice, schiacciandomi il naso con il dito indice. "Io? Ah... stavo immaginando. Mi piace guardare fuori dal finestrino e pensare a tutto a niente. Poi sai come son fatta...!" e mi tuffo nelle sue braccia che stranamente mi accolgono in un abbraccio.
"Stanotte l'aria sa di neve..." dico con la faccia nella sua giacca.
"Stanotte non dovevo essere qui. Ma è meglio così... meglio... si", dice, forse guardando un po' in lontananza.
Quante cose vorrei dirgli. Quante. Eppure non mi sono uscite altro che misere parole.
"Te l'ho detto... Un po' va bene, ma poi devi metterti tu davanti ai bisogni degli altri. Davanti a loro. Senza aspettare i loro porci comodi. E una così ti piace? Ma per favore...!" sorrido e gli do una spintarella che lo fa ondeggiare un poco; "Eh... fosse semplice! Non si sceglie chi amare, chi farsi piacere, a chi dare il nostro affetto."dice guardandomi.
Non so più rispondere o forse si.
Potrei dirgli che la vita è così bizzarra da regalarti persone di cui non puoi fare a meno neanche un giorno di sentirle, ma che per una propria fissazione teniamo relegate nel cuore dall'altra parte della passione. Potrei dirgli che a un certo punto quest'aria potrebbe diventare neve.
Potrei semplicemente abbracciarlo e dirgli che arriverà.
Arriverà il nostro piccolo amore.
Ma gli accarezzo il viso ed entro.
A volte le persone si aspettano conforto, si aspettano comprensione, si aspettano un mondo di cose che d'altro canto, si aspettano un gesto o un segno per far cominciare a girare il mondo al contrario.
Saliamo in macchina, questa volta l'aria è più fresca, le macchine sono leggermente ghiacciate e i nostri corpi caldi di un liquido che sistema tutto.
Davanti cambiano cd fino a lasciare quelli da atmosfera, quelli che non vanno ascoltati in queste condizioni.
A volte lo guardo nello specchietto. Mi chiedo cosa sarebbe successo se non ci fossimo conosciuti. Avrei meno amore da dare e non avrei tutta questa serenità nel petto che spinge, che vuole esplodere, dentro quest'aria dolciastra.
Non avrei sicuramente e semplicemente lui.
Essenziale direi. Una di quelle persone che la vita, in modo magico, ti fa incontrare sulla tua strada.
Stanotte, dentro al bicchiere di vino bianco, tra l'aria che sa di neve e a tratti è dolciastra, stanotte dentro al suo abbraccio e al suo guidare sicuro, stanotte tra i sorrisi e l'allegria, stanotte ho visto una stella cadente.
Che portava con se tutto un mondo ancora da scoprire.
Iscriviti a:
Post (Atom)