venerdì 28 dicembre 2012

CLOSER.

Come la scena di un bel film. Tutto si muove lentamente dentro colori caldi di una casa già vista.
Lei tocca distratta il bordo del calice pieno di vino rosso mentre lui la osserva attento in ogni suo minimo gesto, pronto a farla arrossire con un complimento inaspettato, pronto a farle rendere conto che il vino le sta facendo girare la testa.
Lei sposta una ciocca di capelli e la porta con un tocco naturale dall'altra parte della fronte ammiccando un sorriso colmo di spensieratezza.
Tutto il mondo è chiuso fuori.
Lui si alza e va verso il divano, accende la televisione e cambia qualche canale continuando a predicare il suo verbo riguardo le donne e lei non può credere alle sue orecchie, si alza, ondeggia leggermente e si avvicina a lui combattendo una guerra ormai persa in partenza.
Forse è il caso di issare bandiera bianca, ma nessuno dei due vuole darsi per perdente e preferiscono continuare a sfidarsi a suon di frasi fatte, stereotipi e idee fantastiche su cosa fa chi, chi fa cosa, perchè chi fa cosa e perchè.
Lei si lascia cadere sul divano, toglie le scarpe e mette le gambe incrociate. Con la testa appoggiata guarda il soffitto illuminato come se cercasse risposte da tener testa, perchè non può cadere con un colpo basso, così basso.
Lui si gira e la guarda con un espressione come per dire " non ci sono più appigli amica mia, voi donne siete tutte uguali, punto, non provare a trovare altre inutili spiegazioni" e lei con un sopracciglio alzato lo guarda come per dire "cosa? vuoi vedere che ti faccio ricredere di tutte le tue fottute convinzioni, amico mio, e basta fare di tutta l'erba un fascio, voi uomini siete uguali, toccata e fuga e chi vi rivede più?!".
Alta tensione.
Lei sorride liberata dai 12 gradi del vino sorseggiato prima e lo spinge, ma rimane intrappolata nella sua presa e viene tirata vicino al viso di lui.
Attimi durati una vita.
Lui non fa niente, la guarda in silenzio e aspetta la mossa sicuro che lei a breve farà.
Lei respira un po' affannata, sorpresa da quel suo gesto, sicura che a breve lui farà scacco matto.
Fanti, regine, torri e scacco matto, chi mangia chi, chi mangia cosa, chi arriva prima chi dopo.
Non è questione di lui, di lei, di vino, di divano o televisione.
Rimangono imprigionati in una parentesi dove entrambi hanno paura di fare un passo falso, dove solo chi non vive nella paura non vive per metà.
E il vino entra in circolo, la stanza diventa rossa, calda, pulsa dentro certi battiti che corrono all'unisono, pulsa nelle vene e il respiro si fa corto.
Lui si sveglia di soprassalto.
Sorride pensando che quel volto non ha ancora nome, è li solo per lui.
Lei si sveglia di soprassalto.
Sorride pensando che quel volto non ha ancora nome, è li solo per lei.
E in chissà quale luogo, richiudono gli occhi provando a ricercarsi nei meandri di mille sogni sparsi, così da lasciare il loro mondo chiuso fuori.
(Chiuso dentro una parentesi tonda.)

domenica 9 dicembre 2012

DAVANTI A ME.

 



Qualcuno mi spia dalla porta mentre mi specchio e accarezzo le mie forme che cambiano.
Tremo quando passo la mano sul cuore perchè pulsa forte, troppo forte.
Sembra che voglia uscire che voglia scappare da tutto questo.
Guardo riflessa una me che a stento riconosco, trasformata dal tempo, delle esperienze, forgiata da quello che l'ha attraversata e invasa.
Mi viene da piangere, un pianto liberatorio come per gridare il mio bisogno, come per sfogarmi da tutto quello trattenuto per mesi, per anni.
Uno arriva alla fine che non ce la più e basta un niente per toccare il mio limite, così alla domanda "cosa c'è che non va!?" esplodo in un pianto silenzioso.
E quello è il mio momento, il momento in cui libero quest'ansia che mi comprime, quest'ansia che mi fa alzare in tarda notte e guardare in quello specchio.
E nessuno è invitato. E mio, quel momento è solo mio e non voglio proprio conviderlo con nessuno, anche se tu mi stai guardando, io non mi volterò e accennerò un saluto. Io farò finta di niente, mi avvicinerò e chiuderò la porta a chiave, poi metterò gli auricolari e mi nasconderò per un'ora o due non importa quante ore rimarrò seduta in quel bagno lussuoso, ci starò fino a che non mi sarò svuotata fino al midollo.
Solo allora potrò rialzarmi e cominciare a riprovarci.

[You’ve gotta get up and try]

Troppe notti i sogni mi inseguono fino all'alba e non vorrei più svegliarmi, rimanere dentro quella parentesi incantata. 
A volte invece inizio a sudare a girarmi e rigirarmi e rigirarmi ogni cosa dà fastidio ho caldo poi freddo poi caldo poi i brividi poi freddo poi è fastidioso il cuscino poi ci sono le coperte troppo corte poi mi sento troppo sola poi mi sento troppo oppressa poi mi viene da vomitare e alla fine il con il cuore in gola accendo l'abat-jour con l'affanno e tremo e ho paura a chiudere di nuovo gli occhi e allora i pensieri si rincorrono e vengono a farmi visita e io ci sguazzo nei pensieri paronoie della notte dove tutto è silenzioso e razionale dove niente è contagiato perchè cerco una soluzione perchè cerco motivi risposte poi crollo in un sonno profondo tutta rannicchiata dalla parte destra del letto accoccolata da un pensiero bello da una sensazione di tenerezza infinita mista a fragilità come lottatrice dopo una battaglia forse vinta forse persa non lo so e mi sveglia solo il suo della sveglia che dopo anni faccio ritardare una volta due volte e alla fine mi alzo con la testa che gira ubriaca di tutti i pensieri che si sono rincorsi in una notte troppo lunga troppo breve in una notte "troppo".

[Sometimes I think that it’s better to never ask why]