domenica 21 giugno 2009

SVUOTARE.


Ho scritto
per poi cancellare tutto
perchè di parole se ne fanno già tante
ed io nella confusione in cui mi rotolo
non ho bisogno di loro.
Una ragazza dice che percepisce il mio stato d'animo
da quanto scrivo,
da come e cosa scrivo.
Lei è come una sottile anima che di notte
viene a trovarmi
e mi capisce,
mi coglie,
distante com'è
riesce a cogliere la mia vera essenza.
Non si frena di fronte a niente e nessuno.
Io
ho
solo
bisogno
di
andare
in un bel posto
e
trovare il mio di posto.
Senza troppi inutili problemi.
Senza storie a cui aggrapparsi.
Solo
con
il mio cuore
le mie mani
le mie gambe.
Vago
ancora
alla
ricerca
di qualcosa
e
ogni tanto
mi sembra di arrivarci
ogni tanto
mi sembra di toccarlo con mano
quel qualcosa
ogni tanto
mi sembra di averlo perso
di vista
ogni tanto
sorrido
perchè è così la vita
ogni tanto
piango
perchè è così che mi sfogo
ogni tanto
lotto
perchè ho bisogno di sentirmi forte
ogni tanto
mi lascio atterrare
perchè non ho tempo di sprecare forze per certe cose.
Ogni tanto
sono tutto
ogni tanto
sono niente.

Ogni tanto tutto è tutto e niente è niente.
Ogni tanto tutto è niente e niente è tutto.

lunedì 8 giugno 2009

TRENO.


Treno.
Di quelli che arrivano una notte, si fermano e ti fanno salire.
Come benvenuto, un sorso di birra fresca e finestrini abbassati che fanno entrare l'aria fresca.

Un treno che va, senza nessuna destinazione, senza una tempistica prefissata.

Solo un treno carico di qualcosa che serve e si sa con la certezza più certezza che ci sia, che bisogna trarne tutto il buono che c'è.

E quando ci si guarda attorno, questo treno diventa lungo, immenso, quasi comodo, quasi atteso, inatteso, respinto, voluto, richiesto, preso.

Salgo e non mi volto.
Non voglio voltarmi e guardare nessuno, non voglio voltarmi e sentirmi dire che dovrei cercare di essere stabile, di smetterla di ricercare chissà cosa in chissà chi, sempre alla ricerca per poi finire con le mani vuote, non voglio sentirmi osservata come una che sa viversi la vita pur rimanendo libera.
Salgo e non ci penso più.
Non penso alle complicanze, non penso se è giusto, sbagliato, bello, triste, scontato, troppo erotico, poco affettuoso, segreto, senza scopo, inutile, utile, salgo e non penso a niente, niente e poi niente.
Salgo e sto bene.
Sto bene li, sto bene su questo treno che accelera, che taglia in due campi arati illuminati dalla luna piena.
Poi dentro me, l'umore comincia a danzare.
Le nuvole ricoprono la luna, così grande così piena così madre, ed io danzo seguendo il mio umore e tutto diventa scuro e non si vede più nulla e l'aria diventa sempre più fredda e c'è così tanto silenzio e in quel silenzio mi chiedo quanto ancora dovrò danzare e in quel silenzio risuona l'unico nome che non avevo intenzione di sentire e dire mai più in tutta la mia vita.

E allora credo che danzerò ancora stanotte,
su questo treno che per ora va, senza meta,
su questo treno che tanto, prima o poi, si fermerà in qualche stazione
e
partirà da un altro binario.

Ma domani, svegliandomi con le gambe indolenzite, guarderò fuori.

Magari ci sarà un bel sole che illuminerà la giornata, magari ci sarà la pioggia che porterà via questo ultimo straccio di ricordo.
Ma io continuerò a camminare su questo treno, guardando fuori dai finestrini aperti, spostandomi all'indietro quando passeranno gli altri treni in senso opposto, ascoltando una canzone, una sola, sorridendo ad un mondo già visto ma che sto riscoprendo.

Passo dopo passo, chilometro dopo chilometro.

Sicuramente alla ricerca di qualcosa, ma chissà cosa . . .

giovedì 4 giugno 2009

PASSIONE.


Quando qualcuno dice "amore" viene svuotato un cestino dei tesori colmo di mille modi per spiegare questo sentimento, per spiegare questa azione sempre ben divisa dalla parola "sesso".
Ma se dentro al sesso ci fosse dell'amore?

Incondizionato e irrazionale, ma sempre amore?

Un amore diverso, un amore meno amore, un amore per l'altra persona, nel farla stare bene, per fare in modo di stare bene, una ricerca del piacere puro, un bisogno di passione rubata al tempo, un volere condividere il proprio corpo con una persona e non con un'altra.

Eppure l'amore c'è, anche se lo respingiamo, anche se lo neghiamo a noi stessi.

Ed io mi amo.

Quando curiosando riscopro una vecchia canzone e dentro esplode tutto e dentro cresce qualcosa e dentro si rivedono immagini di un bisogno carnale e di una passione contenuta dentro una macchina con i finestrini appannati.

C'è bisogno di questo oggi giorno, di sentimenti puri, magari a volte veloci e labili ma che siano puri, intensi, di quelli a cui non si può resistere, di quelli che senti il corpo tendere, di quelli che ti fanno andare in capo al mondo, di quelli che battono nelle vene e ti fanno alzare, vestire e partire, andare andare per avere la dose di amore, di sesso, di sentimento, di passione per poi tornare a casa e sospirare, sapere di avere polvere magica tra le mani e il ventre gonfio di desiderio.

Semplicità nell'atto più spontaneo e libero che ci è rimasto di fare.

Fare l'amore, far sentire l'altro di quanto siamo capaci a farlo stare bene, sentire quanto l'altro sa capirci e sa darci, senza dire una parola, solo ascoltandoci.
E a volte si superano incertezze, si superano preconcetti ribaditi fino a dieci minuti prima, si supera tutto quando si sente che ci si può fidare, che il suo corpo vuole il tuo, in quel momento, in quell'ora rubata al sonno, in quella notte.

Perchè si può fare l'amore per mesi, per anni con una persona e credere di stare bene, credere di avere quello che si cercava - se poi si cerca qualcosa - accontentandosi, fermandosi per paura di non avere più opportunità.

Poi,
magari, una notte, si finisce in altre due braccia, sotto ad un altro corpo e si capisce quanto e cosa mancasse al rapporto considerato perfetto .

Perchè si può amare, si può fare l'amore, si può fare una nottata di sesso o una serie di puntate ma se manca la passione è da considerarsi un buco nell'acqua, un quadro dipinto a metà, una fotografia sfocata in cui i personaggi non sanno neanche bene loro chi sono.

Perchè quello che muove tutto,
quello che muove il mondo,
le mani,
il corpo,
la bocca,
è solo una cosa.

La passione.

lunedì 1 giugno 2009

MOLTO LONTANO.


C'era una volta una ragazza.
Lei scriveva in continuazione, riversava i suoi pensieri, la sua passione, i suoi sogni, nero su bianco bianco su nero per fare un fermoimmagine, per non dimenticare, per lasciare traccia.
Prima di addormentarsi guardava le fotografie sopra il suo letto e sorrideva pensando a quelle persone, a quegli attimi vissuti, poi accendeva lo stereo e metteva buona musica e lasciandosi cullare si faceva rapire dalla notte.
Molto lontano c'era questa ragazza che ogni tanto pregava che le capitasse qualcosa, qualcosa che la facesse sentire viva, colma, piena di un qualcosa che lei non sa ancora tutt'oggi descrivere.
E poi tra le mani si trovava colori emozioni e sorrisi e poi tra le mani si trovava polvere cenere e carbone e ricomincia a pregare che le capitasse qualcosa di bello.

Sale e salsedine.

Vento freddo che fa venire la pelle d'oca già leggermente abbronzata.

Un silenzio quasi innaturale, corpi stesi vicini che respirano lenti e dormono sereni.

Nuvole cariche di acqua che reggono, reggono fino alla prima curva, reggono per farci finire la giornata, per farci tornare.

I viaggi, anche i più brevi, lasciano qualcosa.


Molto lontano c'era una ragazza che scriveva in continuazione, che lasciava libera la mano e il cuore, sicura che avrebbe trovato risposta alle sue preghiere.
Come puoi
rimanere lì fuori?
C'è un così
bel disordine
qui dentro.