martedì 20 ottobre 2009

CASTAGNE E CAFFE'.


Lui e lei passeggiano per una via pedonale.
Tutti i negozi sono aperti e colmi di lucine bianche che ovattano l'atmosfera, la gente entra vuota ed esce colma di sacchetti.
C'è un vento freddo e in testa portano dei cappelli di lana.
Lei tiene in mano un sacchetto di castagne calde, lui un bicchiere di caffè nero bollente.
Camminano vicini mentre lei tiene sottobraccio lui, a passo uguale passeggiano superando luci, persone, venditori ambulanti.
Poi si fermano davanti ad una vetrina,

guardano silenziosi qualcosa che
gli fa sorridere il cuore e gli occhi,


si stringono un po' tra loro e nell'alzare lo sguardo si vedono entrambi in uno specchio che li ritrae li, immobili, con un viso così disteso e sereno da far pensare che non siano reali.
Riprendono a camminare, non sanno dove arriveranno, sanno solo che quel tragitto lo stanno facendo insieme, tra guanti, sciarpe e fiocchi di neve che cominciano a scendere dal cielo.
In questo spazio di tempo ovattato attraversano la città, senza esitazioni, solo con una convinzione di un amore così potente, così forte, profondo.
Davanti a loro qualcosa di superbo.
Rimangono senza fiato, paralizzati più per la bellezza che per il freddo.
A lei scende una lacrima.
Lui la stringe a se, le sussurra quanto l'ama e le accarezza una pancia ben vistosa.
In un abbraccio lontani da tutto e tutti - un abbraccio ad occhi chiusi e silenzioso come la neve -iniziano così a respirare a pieni polmoni il loro nuovo ossigeno.

giovedì 8 ottobre 2009

GUARDARSI.


Respira. Seduta nell'angolo con le spalle al muro respira intensamente.
Dalla finestra spalancata entra vento freddo mescolato alla pioggia.

Le luci sono spente, è accesa solo la lampada bianca nell'altro angolo della stanza.
Una stanza che sa di lei, una stanza che lei ha voluto modificare, una stanza che lei ha voluto cancellare e ricostruire.

Guarda un chiodo ancora attaccato al muro.

Ricorda con quanta gioia l'aveva messo, ricorda quanto sentiva il suo cuore battere nel leggere quelle parole scritte da una mano grande il doppio della sua, ricorda che la mattina ogni mattina si svegliava, sceglieva che gelato essere, accendeva internet e trovava le sue parole.

Guarda un chiodo ancora attaccato al muro, un chiodo che non tiene più nulla.
Lei cancella, lei chiude la porta, lei si porta un ricordo ma non lo fa presente, lei rimane li seduta nel suo angolo tra il giallo e il viola e si sente potente di una potenza mai avuta e si sente debole di una debolezza che non sapeva neanche di avere.
Gira pagina,
ripercorre con la mente quante lacrime ha versato, quanto dolore ha provato, quanto si è sentita sola, quanto avrebbe voluto avere una persona al suo fianco e questa persona l'ha tradita, inconsapevole di quanto amore provava.

Gira pagina,
ripercorre il primo giorno di liceo, le prime libertà le battaglie le conquiste le paure le gioie le risate sotto ai banchi le feste in mezzo ai boschi in mezzo a gente che non si conosceva le prime storie le prime curiosità le prime pazzie.

Gira pagina,
torna a quei gradini che percorreva con voglia perchè quel pezzo di carta lo voleva, voleva far vedere al mondo di cosa era capace, da sola contro tutto e tutti.

Guarda un quadro appoggiato al muro.
Sembrano passati secoli. Sembrano passati in un istante quei momenti, quelle nottate fatte a bere e ridere perchè l'importante era essere in pochi ma buoni.

Respira. Seduta nell'angolo con le spalle al muro respira intensamente.

Chiusa, è chiusa la sua porta.
L'ha chiusa diversi anni fa, l'ha chiusa mentre sporca di tinta vedeva risorgere la sua camera sotto le sue mani.
Come per barricare tutto il dolore al di fuori.
Guarda un chiodo ancora attaccato al muro, un chiodo che non tiene più nulla.

L'ha cercato, dietro i vestiti tra gli attacca panni dietro le valige dentro un armadio.

L'ha guardato e ha riletto cosa c'era scritto, poi ha messo su quella canzone ed ha alzato il volume, così tanto da sentirla esplodere dentro.

Quel giorno lei aveva versato tutte le lacrime, aveva gridato al cielo che non ce l'avrebbe fatta più e tra le braccia calde di un'amica aveva giurato che non sarebbe più successo.

Respira. Seduta nell'angolo con le spalle al muro respira intensamente.

Dalla finestra spalancata entra vento freddo mescolato alla pioggia.
Le luci sono spente, è accesa solo la lampada bianca nell'altro angolo della stanza.

Mille pensieri le si contorcono in testa, è sicura di quello che prova, è sicura di quello che sente ma con le spalle al muro può solo guardare silenziosa.

Guarda silenziosa una nuova lei, una lei che ha aperto il suo cuore e che ha messo il suo cuore in altre due mani, senza chiedersi se anche questa volta.

L'ha messo ad occhi chiusi, dal primo momento.

Perchè percepiva qualcosa di così intenso, perchè ha sentito una musica nell'aria.

Guarda una nuova lei che, seduta nel suo angolo, si sistema l'armatura, sistema tutte le sue cose in maniera perfetta e si sente il cuore esplodere.

Guarda una lei che ora sa cosa vuole e se sarà necessario, si alzerà, spegnerà la luce e comincerà a combattere.