giovedì 28 febbraio 2008

AD OCCHI CHIUSI.


Stesa. A forma di angelo. Sopra questa verde erba.
Steso. Su un lato. Vicino a me.
Chiusi i miei occhi rossastri dentro per via del sole che splende.
Aperti i suoi occhi, vividi che mi guardano.
Io sento il tuo sguardo.
Sento che guardi il mio viso, che scivoli sulla mia fronte bombata e poi ti lasci cadere sul naso fino ad arrivare a dove comincia la mia bocca.
Una bocca ben disegnata in cui scivoli e la sfiori con un dito, leggero.
Non apro gli occhi.
Io voglio sentire il tuo sguardo.
Prosegui e mi sfiori il collo scivolando sul mio decoltè e ne resti abbagliato, mi dici che c'è una zona del mio corpo che ti piace da farti eccitare.
Lo sguardo diventa reale. Mi accarezzi sopra la scollatura, mi accarezzi e mi baci, baci leggeri di sole labbra.
Non apro gli occhi.
Voglio sentire il tuo sguardo e vedere le tue mani.
Lasci che il tuo indice segui la scavatura abbronzata creata dal costume che stringe leggermente senza andare oltre.
Ti fermi.
Il tuo sguardo riprende a scivolare sul mio seno che si gonfia leggermente ad ogni mio respiro, circonda i miei capezzoli ed io sento lo sento, lieve, insistente,voglioso.
Non pretende e si accontenta riprendendo il suo percorso. Mi sfiori la pancia e tumultuoso arrivi al bordo dei jeans troppo consumati che non butterò neanche quest'anno.
Ti fermi.
Non apro gli occhi e resto immobile, il respiro leggermente affannoso, porto il mio braccio sinistro dietro la nuca e cerco nel mio rossore la tua mano.
Il tuo sguardo non basta più.
Lo sguardo torna reale.
Mi sbottoni i jeans e lentamente tiri giù la cerniera.
La tua lentezza mi fa morire. Mi sciogli e mi fai sentire disarmata.
Voglio essere disarmata sotto al tuo sguardo dentro le tue mani.
La tua mano sfiora il bordo della mia mutandina nera e si insinua con quella delicatezza che ti contraddistingue e il mio bacino si alza, reazione di piacere.
Cerco i tuoi bottoni.
Lenta li sbottono, uno ad uno, sentendo il rumore che rimbomba nei miei occhi chiusi.
Lenta ritiro la mano quando sento il bordo dei tuoi boxer, sicuramente bianchi, per poi farla scivolare e lentamente lasciarla insinuare.
Ora so che sto sentendo il tuo sguardo e vedendo le tue mani.
Ora so che stai sentendo fremiti lungo la schiena, come quelli che mi dai ad ogni tuo battito di ciglia, come quelli che mi hai dato partendo dalla fronte bombata.
Ad occhi chiusi.
Il nostro mondo ad occhi chiusi è così intenso.
Mi piace ritrovarmi intrinsa del tuo profumo e vederti solo successivamente. Mi piace la tua mano che spinge per darmi piacere come ti piace la mia mano che ti da piacere e si trasforma in bocca.




mercoledì 27 febbraio 2008

DALL'ALTO.


Guardo dalla finestra. Cielo tempestato di stelle e in lontananza Superga che protegge Torino.
Respiro a pieni polmoni, li gonfio per prendere tutto di questa brezza che sa di primavera e resto un po' in assenza di ossigeno. Come quando fumavo il naghilè e il mio ragazzo mi dava i consigli per "fumarlo meglio".
Ed io di meglio, in quel momento, non ci vedevo null'altro che stare li, con lui.
Son fatta così, non so dove arriverò, ma a piccole tappe raggiungo sempre qualcosa nel cui dare me stessa mi accresce e mi insegna pezzi di vita.
Guardo Torino e ammetto che, anche se tutto il passato è stato felicemente chiuso dietro un portone, senza rimpianti o rancori, mi piace lasciarmi andare a miei piccoli viaggi personali.
Senza muovere un dito posso trovarmi di nuovo tra le sue braccia, senza fare un passo posso ritrovarmi in qualche sera estiva colma di gente che come me, ballava sudava e cercava amore, senza battere ciglio posso trovarmi dove desidero con chi desidero e dire quello che forse il mio cuore prima o poi farà esplodere.
Amori platonici che si rincorrono in verdi prati, verdi come la maglia che porto, verde come la speranza che brilla negli occhi dei bimbi che arrivano a scuola e si siedono sulle mie gambe e stanno li perchè si sentono protetti, verde come la gioia che brilla nei miei occhi quando questi pupetti mi chiamano "maestra" e mi prendono per mano.
Alla fine non ci vuole così tanto per alleggerirsi il cuore.
Alla fine sono le piccole cose quelle che ci colmano e poche persone se ne rendono conto.
Ed io da questo attico, mentre nel cielo risplendono le mie stelle e di fronte a me vedo la mia Superga, mi sento colma. Di tutto e di tutti.
Mi sento così colma da non voler aprire gli occhi per paura che tutto possa essere solo un sogno.
Ma sfido e li apro. Odore di essenze, pompelmo e vaniglia, attorno a me.
Si, c'è ancora tutto.
Sono ancora colma... pronta per esplodere e rilasciare il respiro.
Per riprendere a camminare, a testa alta, in questa città che mi abbraccia in ogni mio umore.

domenica 24 febbraio 2008

COSA CERCHIAMO?


Pensieri. Pensieri che si rincorrono. Pensieri che si inseguono mordendosi la coda.
Pensieri che cadono dal cielo dal nulla e si insinuano silenziosi nella testa.
Buio intorno a me. Un odore gradevole avvolge la stanza. Il lumino colora lievemente di rosso questa soffitta. Vedo il suo profilo, i suoi occhi chiusi.
Apre gli occhi e sorride, mi sorride. Il sonno ci sta per prendere tra le sue sfere e condurci in un altro mondo.
Allunga le braccia e mi prende il volto con le mani, mi avvicina a lui. Tutto sembra diventare più chiaro. Mi avvicina a lui e mi abbraccia.
Dormiamo vicini cuore a metà tra il volere e il non sapere.
MA TU, COSA CERCHI?
Il silenzio è rotto. Il silenzio è lacerato, stanotte.
Io tra le sue braccia la mia testa sul suo cuore, la mia mano e la sua che si accarezzano con gesti leggeri,morbidi e sinuosi.
La danza delle nostre dita.
NULLA.
Il silenzio viene riempito da una voce tremolante. Spiaziata. Di nuovo da lui. Di nuovo all'improvviso. In certe situazioni si può rispondere solo la prima cosa che la razionalità porta in superficie.
La superficie ruvida e tumultuosa del cuore.
SI CERCA SEMPRE QUALCOSA...
Piega il suo volto, mi da un colpetto con il naso e mi bacia, abbracciandomi con le sue braccia perfette.
Questo buio diventa nostro, carezza dopo carezza, voglia dopo voglia, baci dopo baci che mi rubano l'anima.
Tu sai darmi un pezzetto di cielo ogni volta che i nostri corpi si sfiorano.
Tu hai la capacità di farmi sentire come voglio sentirmi.
Il tuo corpo sa darmi la dolcezza e la violenza che ricerco.
E tutto finisce in quella notte e tutto finisce in quel buio e tutto finisce al fondo delle scale, io nel giaccone e tu in boxer che lasciano vedere gambe perfette.
E tutto ricomincia, un'altra notte, più o meno distante da questa, da quella.
Tutto ritorna e noi siamo sempre noi.
Con appeso al collo un filo invisibile che ci attira uno all'altra, dentro una notte senza stelle.
Ma le stelle io le ho nel cuore, ma le stelle tu le fai scivolare sul mio corpo, coi tuoi baci, con la tua bocca perfetta.
Chiudo gli occhi e scivolo sotto le coperte, i corpi nudi vicini che non si cercano.
Il tuo respiro profondo.
Mi mancava sentire il respiro profondo di chi dorme dopo aver amato.
Il mio profilo sulla sua spalla liscia.
Silenzio. Stiamo dormendo un sonno meritato.
Poi ti giri verso me, mi cerchi, mi sfiori, mi abbracci.
Corpi nudi che ancora pieni di passionalità si abbracciano e stanno così, immobili, bocche che vogliono i nostri baci e li cercano.
Mani che non ne hanno ancora abbastanza e risvegliano ogni centimetro di noi stessi.
Per poi amarci, per poi rendersi conto che ogni volta è sempre meglio, per ripetersi quella domanda in testa e sentirsi al posto giusto con la persona giusta.
Silenzio. Riposiamo con il cuore che batte troppo veloce, con i capelli sul cuscino sparsi qua e la, con le lenzuola arrotolate al fondo del letto e il piumone che ci copre, proteggendoci.
Salgo in macchina dopo averti salutato, dopo aver visto il tuo corpo nudo e perfetto mettersi qualcosa per andare verso la porta, dopo averti salutato come se avessimo visto un lunghissimo film.
Salgo in macchina e piango silenziosa, piango lacrime di gioia, lacrime che si chiedono perché
ancora tu, l'unico dopo sei mesi, lacrime che vorrebbero farmi salire e accettare la proposta di fermarmi li, a dormire con te.
Ma ho sbagliato troppe volte e metto in moto e parto.
Torino e le luci che mi svegliano, il finestrino giù e l'aria fredda che entra e mi fa sentire viva.
Scivolo sotto le lenzuola e cerco il sonno pensandoti e ascoltando un po' di musica.
Scivolo sotto le lenzuola e cerco un sonno che mi possa dare risposte alla tua domanda.
COSA STIAMO CERCANDO?


martedì 19 febbraio 2008

SENZA ETA'.


Capitano quelle giornate in cui si vorrebbe strappare la pagina su cui è stata scritta la nostra giornata. Strapparla per riscriverla, strapparla per avvicininarla almeno fisicamente a qualche altra pagina.
Di una persona lontana da noi, di una persona che ci manca, di una persona che non si riesce a vedere per un'assurda casualità, di una persona che ci vede illuminate di una luce che dovrebbe essere reinterpretata.
Una pagina con il bordo strappato, tenuta in mano e letta riletta cento volte per capire cosa è successo, come è potuto arrivare tutto così in profondità.
Rimettersi in gioco dopo una sconfitta, dopo questo strappo.
Perchè continuare a girare pagine sperando che quello che c'era prima non ci intacchi è una magra consolazione.
Ci vuole la pazzia, il salto nel buio, lo strappo, il chiudere una porta e buttare via la chiave, l'avere coraggio di sapere cosa si vuole e non avere paura di niente e nessuno, ci vuole quel sole, ci vuole quella convinzione che possiamo avere tutto ciò che desideriamo se solo lo vogliamo con l'anima.
Senza età.
Come quei baci rubati sotto la luna. Come quelle carezze rubate all'improvviso per le scale, come quegli sguardi che non devono essere scoperti, come le sue mani che si appoggiano ai nostri fianchi e stringono e altre mani che bramano.
Occhi innamorati che luccicano, occhi di una donna che un giorno capirà cosa è meglio fare, occhi di una donna che capirà se la sua metà è la sua, mani di una donna che ama uomini che sanno riempirle il cuore e che ogni sera ritornano a casa.
Tutto tace.
Per poi esplodere sotto la carne, così, come un lampo a ciel sereno.
E sarà quel che sarà, anche se è da mesi che c'è.
Occhi di una donna delusa che cresce, occhi di una donna che un giorno capirà cosa è meglio fare, occhi di una donna che un giorno troverà la sua metà, mani di una donna che ha amato uomini che le hanno succhiato linfa vitale e che ora preparano un futuro misterioso.
Tutto tace.
Per poi scivolare come gocce di sudore, amorevole sudore.
Via la rabbia, via il dolore, via la tristezza, via la delusione, via tutto quello che di sporco qualcuno può vedere, via tutto quello che di sporco c'è stato, via la convinzione e la generalizzazione che andrà a finire come le altre volte, via la volontà di vendicarsi, via tutto.
Per lasciare spazio a quella voce che trema nel dire il suo nome.
Per lasciare spazio a mille pagine ancora da scrivere.
E non fermarsi, mai.
Senza età.
Conservare l'istinto della libertà, per cercare quell'amore senza convenzione.
Riscrivere una vita.
Per parlare di un amore che va al di là del pensato, che va al di là del vissuto.
Al di là.
Dentro i più intimi pensieri.
Dentro il più reale bisogno di mettere non solo nero su bianco,
ma irrazionalità, impulsività e passionalità nella vita reale.
E sarà quel che sarà.



domenica 17 febbraio 2008

NELLA TESTA DELLA NOTTE.


Silenzio. Chiamato silenzio, il tuo sguardo nullo nel mio.
Solo uno sciocco farebbe finta di niente, solo uno sciocco non capirebbe la profondità di quello sguardo.
Silenzio. Chiamato silenzio, il tuo sguardo nullo e sciocco nel mio.
E lei che mi sorride, che mi dice di somigliar così tanto a qualcuno a cui ha voluto bene e lei che mi apre il cuore, sedute su divanetti bianchi in semi cerchio e scopro una lei da poco conosciuta.
Mi vergogno ad ascoltare la sua storia ma lei si fida, mi guarda con l'immensità dell'oceano e mi dice che non sa perchè ma è riuscita a dirmi quelle cose.
Un caso, penso, che due ragazze mi abbiano detto più o meno le stesse cose, oggi.
A me.
Mi vergogno ma è una vergogna che si scioglie sotto al suo immenso oceano, sotto al suo farmi sentire più vicina al tuo sguardo nullo e sciocco.
Vorrei aprire la bocca, parlare, cominciare un discorso per poi non finirlo e passare ad un altro discorso, mescolanze di note luci colori e flash in mezzo a questo mondo che stasera ci raccoglie, vicini e insieme, tra le sue braccia, vorrei usare la scusa del vino in veritas e dirgli quanto io desideri quello sguardo nullo e sciocco.
Vorrei fargli capire di quanto, voler bene a qualcuno, fa fare cose incredibili.
Come sacrificarsi e sorridere.
Come stare vicino e fare sapere che ci sarei, sempre, per ogni dove.
Lei mi chiederebbe subito, impulsiva com'è, se è un innamoramento il mio ed io alzando spallucce direi che non so bene cosa sia, innamoramento forse no.
Forse è quella voglia di raggiungere qualcosa di inaspettato e complicato, è quel bisogno di vedere se il suo sguardo nullo e sciocco non ha percepito che la volta buona potrei essere io.
Forse è solo fantasia nel vedere se poi, tutto questo parlarsi, se poi tutta questa forza di cui ieri sera per un istante l'ho visto spogliato non sia il suo modo di dirmi "Tenta".
Tentare per perdere. Tentare per vincere.
Qualcuno ha sempre il coraggio di dire che la vita è bella perchè è imprevedibile. Io direi che se a volte ci fossero episodi già conosciuti non sarebbe poi un grande male.
Mi si sono aperte due anime oggi ed io non so cosa fare ed io non so perchè loro si siano sentite al posto giusto con la persona giusta.
Ed io guarderei in lontananza in cerca chissà di un miracolo.
Il vento freddo che taglia il viso, senza pensare attraverso la strada, sento suonare perchè sono passata al pelo, potevo concludere la serata nei peggiori dei modi.
Sorrido, sorridono.
Il suo sguardo nullo e sciocco è stanco ma sorride.
Il vento freddo che taglia il viso. Sveglia.
Sono sveglia. Voglio il suo sguardo nullo e sciocco.
Se l'alternativa è perdere, voglio il suo sguardo.
Nullo sciocco ma che mi sorride.

mercoledì 13 febbraio 2008

A QUATTRO MANI.


Mani tra i capelli, occhi contro vento, cuore in cima al quel colle innevato, un po' più sotto alle stelle.
Un abbraccio che colma, che riscalda e che rinfresca.
Lascia perdere le false regole dettate dall'amore.
L'età, il sesso, la normalità.
Chi se ne frega di tutto, quando si ama.
Quando si sente la passione che sale dal ventre e inebria la mente.
Non ce ne frega di nulla quando i suoi baci ci colmano e
lo stomaco brontola dal rumore di quelle farfalle tenute prigioniere.
Liberare le proprie paure e lasciarsi andare, stasera.
Ritrovare una mano e unirla alla nostra. Nessuna parola.
Tutto è già scritto.
Stanotte è già stata scritta a quattro mani.
Questo paesaggio, queste voci in lontananza, questa bottiglia di vino.
Ora c'è solo bisogno di spogliarci. Di noi, di questi abiti troppo spessi e
che ci intrappolano l'anima.
Ora c'è solo bisogno di non fermarsi all'apparenza, di andare oltre.
Per vedere quello che c'è, quello che potrebbe esserci se facessimo un passo.
Un solo e leggero passo. In questa notte che
forse uguale a tante altre ci sta portando lontani dal mondo convenzionato.
Liberarci dai vestiti per ritrovarci seduti vicini e nudi.
Ad occhi chiusi sfiorarci la pelle.
Riscoprire la bellezza di sensazioni dimenticate,
riscoprire che una carezza non è solo tenerezza.
E' voglia, è toccare senza possedere, è magia, è avere l'altra persona,
è sentire la pelle emozionarsi, è sentire la schiena inarcarsi, è sentire respirare in modo intenso,
è sentire gemere per volere di più, è sentire sicurezza nelle mani che ci stanno amando.
E' sapere di voler esplodere in un abbraccio,
dove la passione ci fa premere forte il nostro corpo all'altro e
restare in un istante che dura ore, immobili,
percependo a cosa si andrà incontro.
E senza guardarsi mai, sapere con fermezza che csaremo condotti in un altro mondo.
Almeno stanotte, questa notte già scritta per noi, da quattro mani.


giovedì 7 febbraio 2008

PER TE NE SARà SEMPRE VALSA, LA PENA DI TENTARE E SALTARE.


Mi hanno sempre insegnato di dare la mano al mio compagno di fila.
In fila per due, mano al vicino. Che sia una bimba o un bimbo, dare la mano e rimanere in silenzio.
Attendendo. Aspettando.
Il turno per passare e scendere le scale, per scendere quei gradini e rivedere il viso di mamma o papà.

Quando vedo quei piccoli cuori che non si staccano dalla gamba dei genitori e
mi guardano come per dire
"ti prego, vieni a convincerlo che adesso devo andare al lavoro!"
ed io mi avvicino e prendo quella manina e con la scusa del pongo o di un bel disegno da colorare,
riesco a spostare quel cuore e a farlo sorridere con altri piccoli cuori.

Ne sta valendo la pena?
Di guadagnare poco, di fare questo finto lavoro, di sbronzarmi il fine settimana, di essere meteopatica, di non ricercare e rincorrere nessuno, di ascoltare all'infinito certe canzoni, di sentire quel mio amico così lontano e sentire dentro una morsa, stretta, in fondo alla pancia.
Una stretta che corrisponde alla mancata possibilità di salire su quell'aereo, sul suo aereo e raggiungerlo.
Per sentirlo vivo,
vicino a me.

Mi manca come l'aria e mi chiedo se ne vale la pena di tutto questo,
se vale la pena sognarlo e sognarlo,
se vale la pena portare avanti una parte del suo modo di vivere, da non italiano che è,
se vale la pena continuare a ricordarlo.

Ne vale la pena, si.
Perchè dentro me c'è parte del suo paese, c'è quella serenità nell'affrontare la vita che solo loro hanno,
perchè dentro me c'è quel bisogno di evadere,
di fare un gran bel salto e chissenefrega se è al buio!

La testa sulle spalle, certo, ma fino ad un certo punto.
Poi si hanno altre necessità.

E allora è lì che diventa indispensabile il contatto, il suo abbraccio.
Quelle braccia che mi hanno stretta amandomi,
consolandomi,
accompagnandomi trotterellando per conosciute strade,
che mi hanno stretta in quel modo completo.

Ed io che alzavo la testa e il marrone si fondeva nel suo verde a tratti azzurro e
mi guardavano e mi parlavano
diretti e silenziosi
in mezzo a tanto rumore.

Quei cuoricini mi stanno dando tanta forza, questo sole mi sta dando tante speranze.
I miei occhi rivedranno i suoi occhi.
E tutto quello che mi avrà portato fino a quell'istante,
ne sarà valsa la pena.




domenica 3 febbraio 2008

DESTINO


Sperare con tutte se stesse che sarà come dovrà essere.
Che lui ci travolga mentre sistemiamo carte e documenti su delle scale un po' troppo scomode, che ci prenda e ci faccia sentire quella passione che dio, manca e manca da morire.
Manca come il sole in questo fine settimana ed è necessario come una boccata d'aria fresca dopo un'immersione un po' troppo prolungata.

Sentire il corpo, il nostro corpo, rispondere a quella violenza trasmessa solo a sguardi, rispondere a quel suo supplichevole corpo che ci ammalia.
Streghe di quello che è il destino degli altri, streghe di quello che vogliamo ardentemente e sembra difficile ottenere. Per poi lasciarsi a mani che sanno come prendere, come toccare, come farci gemere.
Di un dolore che è solo piacere.
Piacere negato da altri, ritrovato in altri.

Rispondere al suo circondarci il corpo con le gambe, ai suoi baci sul collo, al suo respiro, di nuovo, sulla nostra pelle, ai suoi baci nella nostra bocca che ci riempiono che ci fanno inarcare la schiena e riaccendono il ventre.
Sperare con tutte noi stesse che sarà come dovrà essere.
Che lui tornerà e sconvolgerà questo corpo, come quella notte, come l'altra notte, come ieri.
Come riesce sempre a fare.
E piegarci al suo cospetto per tentarlo, per farlo piegare al nostro, di cospetto. Così che senta sulla sua di pelle il bisogno della nostra carne, del nostro sapore, del profumo del nostro respiro.
Mentre respirando affannosamente sfioriamo il suo petto con il nostro seno nudo.
E quei brividi oramai così lontani, a volte neanche cercati per non sprecare tempo, tornano così, all'improvviso, nel dimenticato tempo che viviamo ogni giorno.
Poi la sua mano accarezza il nostro corpo prima di abbandonarlo per quella notte e ci lasciamo andare in un viaggio tra arpeggi e sensazioni diementicate.
Streghe di quello che lui proverà domani.
Streghe di quella decisione che lui prenderà domani.
Streghe del tempo che imperterrito porta via qualcuno per donarcene un altro.