giovedì 27 settembre 2007

FANTASMI DEL PASSATO. NOI NEL PRESENTE.

Passetti silenziosi di persone invisibili che ci invadono il cuore e la mente. Noi che non sappiamo cosa fare. Che sentiamo solo che tutto questo potrebbe terminare o trovare una ragione nel rivedere due occhi. Ma manca la forza di prendere il telefono e parlare, chiedere.
Lui sorseggia limonina del 2006. Parla del più del meno, della pioggia che invade queste giornate, del risotto che per qualche strana reazione chimica tra spezie è diventato viola. Sorride e poi diventa serio, le fossette appaiono e spariscono come le nuvole, allunga la mano e riempie il bicchiere.
Lei resta seduta sul divano, circondata di piccoli cuscini quadrati e dentro sente una forza nuova, la testa rincorre le parole di lui, si aggrappa ai ragionamenti per poi lasciarsi andare al gusto dolce di quel liquido leggermente alcolico.
Poi si alza, mette il suo scialle nero e argento con lunghe frange, molto anni ’70, lui in piedi vicino allo stipite la guarda, silenzioso. Lei sorride e quando allunga la mano per prendere la giacchetta di pelle, viene fermata. Dalle mani di lui, che la sposta delicatamente e la inonda di baci.
Quelli che lei stava aspettando, quelli che la fanno sentire nel posto giusto al momento giusto, quelli al buio in una stanza sconosciuta che non mettono timore.
Nel buio di quella casa lui, baciandola milioni di volte con quella dolcezza da spiazzare ogni cuore, la conduce dove vuole, spostandola in modo cauto, conoscendo ogni singolo angolo o spigolo o porta e lei si fa trasportare, sentendosi sicura tra le sue braccia.
Chissà cosa è passato nella mente di queste due persone, in quella notte, cosa avranno pensato quando, stesi vicino uno sopra l’altro hanno sentito il bisogno di abbracciarsi più intensamente.
Tutto intorno regna buio e silenzio. Non sentono neanche più il freddo.
Così vicini, sono così vicini che l’imbarazzo non li sfiora nemmeno. E’ troppo più grande il bisogno di lasciarsi andare.
Lei aveva immaginato, si, che magari prima o poi sarebbe capitato qualcosa, anche se da alcuni suoi indizi aveva capito che c’era un passato che lo tormentava e non avrebbe mai voluto mettere inutili preoccupazioni in più; lei aveva immaginato, si, che prima o poi sarebbe capitato qualcosa, ma non quella sera.
Esattamente come voleva. Mani tra i capelli, mani che spostano capelli, gli occhi abituati al buio che cominciano a intravedere le sagome di corpi che danzano nella notte, profumi che si mescolano, precauzioni e intensità, bisogno di trovarsi sotto al corpo di lui e meravigliarsi di sentirsi così bene.
A volte, dopo aver fatto l’amore con una persona che non è il nostro partner regna imbarazzo e silenzio. Tra loro no. Lui ha iniziato un discorso con una semplice frase che lei, per quanto a volte si sentisse disarmata davanti all’intelligenza nichilista di lui, sapeva già dove avrebbe condotto.
Il passato non lo lascia libero o è lui che non riesce a liberarsene ma allo stesso tempo è così contento di andare avanti, di scoprire, di fare esperienze nuove.
E così quei due corpi oramai rivestiti, restando vicini e al buio di quella stanza profumata di danze lente, hanno cominciato a navigare sul mare del passato, del perché resta dentro impiantato come una spada.
Tra di loro c’era qualcosa di più, certo, perché non sarebbero arrivati fino a quel punto, fino a quella sincerità raccontata come se fosse un sogno. C’era tutto e c’era niente. Tutto è iniziato e tutto è finito in quella notte del venti sette settembre. La stagione di lui, con il freddo che comincia a bussare alla porta e le foglie che cominciano ad ingiallirsi e prendere il volo.
Lei si alza, questa volta dopo aver rimesso il suo scialle, infila la giacca e prende la borsa; lui apre la porta di legno massiccio e l’accompagna fino al cancello bianco. Si salutano guardandosi negli occhi. Lei cammina senza girarsi fino alla macchina, sale, mette in moto e mentre viene mitragliata di note e voci calde, pensa.
Che si, a volte accade tutto così, senza perché o forse un perchè c’è, ma lo celiamo anche al nostro cuore. Non è cambiato nulla. Lui resterà per lei sempre quella persona strana e intensa che era fino a poche ore prime, che con una frase tra centinaia di persone l’aveva stupita, raccogliendola tra le sue mani e trasmettendole il suo respiro. Si, lei ne era convinta. Non sarebbe stato niente di più. E magari sarebbero passati un paio di giorni prima di risentirlo.
Invece, con sua grande sorpresa, lui le scrive. Poche parole.
E lei, con occhi lucidi di gioia e contentezza, colma di un’energia mai provata, guidando, gli risponde.
E capisce che è uno specchio. Lei è uno specchio che riflette la dolcezza delle altre persone, si, non mette in dubbio che lo sia già di suo, dolce, ma con lui ad esempio, con lui che ha subito notato questo suo fattore, lei è il suo specchio.
Attraverso cui lui potrebbe osservare. Attraverso cui lei potrebbe imparare a dosare.

Tutti noi siamo inseguiti da passetti silenziosi di persone invisibili. Sta a noi capire che senso avrebbe ritornare su quei passi. Sta a noi capire che il passato serve per affrontare meglio il presente o il futuro ma che non ne dobbiamo rimanere intrappolati.
I nostri fantasmi ci staranno sempre vicini. Ma basta lasciarli dietro alla nostre spalle e vivere tutto quello che ci arriva al cuore senza chiederci cosa ne sarebbe di quel fantasma del passato.
Lasciamolo riposare. Il suo percorso l’ha già fatto. Ora tocca a noi.

martedì 25 settembre 2007

SONNO INFINITO.

L'unica cosa di cui ho davvero paura è la morte, quella improvvisa che ti rapisce così
in un baleno o quella che ti salta in testa e ti fa saltare fuori, per cercare
una scappatoia liberatrice più risolutiva di tante altre frottole.
Senza lasciarti il tempo di assaporare qualche nuovo frutto.
Senza lasciarti il tempo di dire o fare qualcosa.
Senza lasciarti il tempo di sistemare un paio cose.
Senza lasciarti il tempo di salutare gli amici, di abbracciare i famigliari.
Strappandoti con velocità e rapacità dalla vita di tutti i giorni.
Portando via con sè i sogni più reconditi e tenuti segreti.
Senza lasciarti la bellezza di assaporare un'altra bocca, di sentire il calore umano.
Annullando tutte le idee, azzerando tutti i contatori.
Della testa. Del cuore.
Sfilando quel filo che ci tiene a terra e facendoci volare in cielo nel momento meno opportuno.
Si.
Solo di questo ho davvero paura.
Di non aver tempo per sistemare tutto prima di chiudere gli occhi e
addormentarmi per sempre.



lunedì 24 settembre 2007

SEGNI

Ok, ne sono davvero convinta adesso. Che c'è sempre un filo attaccato alla nostra testa che un giorno all'improvviso,ci conduce o ci fa scontrare o reincontrare con qualcosa di vecchio che mette chiarezza nel nuovo.
Sembrerà bizzarro, vero, ma incredibile.
Stanotte ho fatto un sogno che mi ha lasciata perplessa un po' tutta la mattinata.
Parlavo con un ragazzo e scrivevo appunti su un block come se fossi una terapeuta, una psicologa. Lui mi diceva che seduto nella sedia vicino a me, c'era un suo amico e nel girarmi vedevo la sedia vuota. Ma sentivo la presenza e nel fargli le domande lui mi rispondeva che il suo amico non voleva rispondere, perchè io non credevo a lui.
Alla sua invisibile presenza.
Un angelo, un demone, un messaggero?
Cos'era quella presenza che non mi faceva del male ma mi faceva sentire che c'era ed era infastidito dal mio punto interrogativo sulla sua mancata fisicità visiva?
Non so.
Dieci minuti fa mi è preso un attacco ed ho smontato mezza stanza. Le cose cambiano velocemente e c'è bisogno di più ordine, di selezionare cosa è necessario o superfluo.
Così, tiro fuori le decine di libri accatastati nel comodino, per dargli una spolverata, per metterne alcuni nella libreria e altri lasciarli li, come se con la loro presenza, di notte, tutto andasse per il meglio.
Prendo in mano un libro, della mia scrittrice preferita e faccio fatica a ricordare di cosa parla. Si, l'avrò letto un paio di volte, ma anche le cose belle a volte vengono messe nell'angolino e non è facile ripristinarle in brevissimo tempo.
Allora, lo prendo e lo sfoglio. So che nella mia indole di lettrice, avrò sottolineato qualche frase.
Mi piace dopo mesi o anni, riprendere i libri e andare a vedere cosa avevo sottolineato o cosa avevo scritto a lato di qualche bella frase che mi aveva colpita.
Per fare un balzo indietro e dire "Eh già...".
Apro. Pagina 33, commento "Penso da morire a Luca." Buio. Più totale. Il nulla si infila perfido nella mia testa.
Chi è Luca? Guardo la data... 2 gennaio 2004. Non mi torna, ho in mente un Luca, ma non al 2004.
Sorvolo. E continuo a sfogliare, fino a pagina 90.
"PER ME I VERI ANGELI SONO LE PERSONE CHE IN CERTI MOMENTI COMPAIONO ALL'IMPROVVISO A DAR LUCE ALLA VITA. ESSERI SCONOSCIUTI CON CUI IL DESTINO TI PORTA A CONDIVIDERE INTENSAMENTE UN BREVE LASSO DI TEMPO. ESSI SONO IN GRADO DI DARTI CONSIGLI PREZIOSI SULLE SCELTE CRUCIALI DA PRENDERE DA Lì A POCO."
Allora certe cosa da fare ci sono dettate da qualcuno, chiamiamolo istinto, natura, Dio o cas'altro si vuole.
Perchè non avrei mai pensato di leggere queste parole, oggi. In questo momento in cui credo di aver incrociato per caso una persona simile, mentre gli occhi gonfi mi annebbiavano la vista. Magari tutto finirà da qui a poco.
Non importa. Mi piace perdermi tra i suoi folli pensieri e le sue parole così ricercate da sembrar strane.
E questo è un segno.
Null'altro che un bel segno per suggellare il fatto.

martedì 18 settembre 2007

LA MIA BOTTIGLIA

Mi piace ridere. Mi piace ridere con in mano una bottiglia di plastica tutta stropicciata
mentre la passo alla mia compagna d'avventura e salgo la salita troppo stretta e affollata.
Mi piace vedere persone che conosco, salutarle, abbracciarle, saltarci in braccio
e porgerle quella mia bottiglia.
Mi piace fermare qualche istante in uno scatto da rivedere poi il giorno dopo
e chissà in quali condizioni.
Mi piace telefonare infinite volte al mio migliore amico perchè la voglia di vederlo è troppo grande
e non posso non vederlo essendo entrambi a pochi metri, finalmente.
Mi piace vedere i suoi riccetti e saltargli in braccio, salutare la sua compagna d'avventura
e offrire loro la mia bottiglia da poco riempita per la seconda volta.
Mi piace correre nel parco alla ricerca di un pizzico di follia da condividere
e nel cercarla, trovare altra gente,
alcuna conosciuta in un treno che ci portava lontani da tutto questo
altra conosciuta chissà dove, chissà quando e
bloccare anche questo, li, nei miei scatti.
Mi piace farmi trasportare dal momento senza pensare al dopo, ma solo all'adesso.
Mi piace saltellare giù per la discesa con in mano ancora la mia bottiglia stropicciata
e scoprire che il mondo è piccino, che le "reti sociologiche" non sono poi così tanto mendaci.
Mi piace ricevere le telefonate della mia compagna d'avventura un po' disperata
perchè non mi trova e indicarle dove sono.
Mi piace perdere il senso del tempo, mi piace non guardare l'orologio.
Mi piace andare verso la macchina, tutti allegri e buttare la mia bottiglia.
Mi piace guardarla lì per terra e pensare che lei ha unito tante persone
rallegrando questi spiriti un po' ribelli e un po' frenati dalla società.
Mi piace arrivare in macchina e cantare a squarcia gola,
ridere sentendo che l'erba luce è ancora in circolo e mi sta rallegrando un bel po'.
Mi piace raggiungere gli altri amici, raccontarci pezzetti di serata vissuta divisi,
cercare un posticino per liberarci di tutti quei liquidi
e risalire in macchina per tornare.
Mi piace pensare che ci abbiamo messo solo un'ora e mezza ad arrivare.
Mi piace pensare che come noi, anche il mio migliore amico ha inciuccato le strade.
Mi piace cantare e pensare e bere acqua fresca mentre passiamo qualche paesino,
qualche rotonda e immensi prati.
Mi piace,
mi piace infinitamente pensare che la mia bottiglia stropicciata
abbia distillato un liquido magico che alcuni chiamano "Erbaluce di Caluso"
unendoci nel profondo per una sola notte tiepida.
Mi piace vivere tutte queste strane emozioni che percorrono la mia pelle
e si insinuano nelle vene facendomi provare brividi di fronte a
qualcosa di vecchio che è tornato, di fronte a
qualcosa di nuovo che è appena arrivato.
Mi piace la mia bottiglia, blu e stropicciata, dispensatore di magia, follia e serenità.

sabato 15 settembre 2007

CADENTE STELLA

Cosa c'è in questo settembre?
Mi ritrovo sotto casa in piena notte aspettando che una persona mi dia il via
per andarle incontro e passare un paio d'ore insieme.
Non c'è un sentimento, un battito di cuore più veloce dell'altro.
Solo bisogno di sentire quella voce, di ascoltare le sue parole forbite,
i suoi discorsi che dentro mi creano quella follia giusta per scrivere,
per staccare i piedi da terra e vedere con i suoi occhi il mondo.
Da un'altra prospettiva.
"Posso baciarti Ire?" mi chiede.
Perchè penso. Alla fine forse non è quello che voglio. Che vuole.
Eppure me lo chiede e si avvicina.
E mi riprende il volto tra le mani.
Riempiendomi la testa e la bocca di dolcezza.
Sotto al manto celeste stellato.
Credo alle stelle. Si. Forse ho smesso di guardare il cielo.
Ma le stelle sono fatte per perdersi dentro e nuotare.
In questo mare stupendo.
Non sarà null'altro che una passione sbocciata vicino ad una chiesetta senza campanile.
Non sarà null'altro che una dolcezza improvvisa che ci ha contagiati.
Anche se lui non crede alle stelle,
io stanotte, guidando,
l'ho vista cadere davanti ai miei occhi.
Come credo che nella vita arrivino delle persone silenziose
con il compito di salvarci.
Ad un passo dall'oblio.
Per condurci in sentieri strani e ambigui,
per farci toccare con mano qualcosa che credevamo troppo lontano da noi,
ma invece,
così infinitamente vicino.
Allungo la mia mano.
Ora ho bisogno di fare quel salto.
Ora è momento di fare quello slancio.
E lasciarmi andare, alla purezza e alla bellezza di ciò che sta trapassando la mia vita.


venerdì 14 settembre 2007

NELLA NOTTE

Scappare, via, lontano da gente che con lo sguardo pungente cerca di ferirti,
ma non ce la fa.
Pelle, dura, da poter far rimbalzare tutto,
pensieri, parole, emozioni, sensazioni, paure, timori.
Un paese che ci segue, vivendo, passo dopo passo.
Ritrovare quella perduta sensazione di semplicità.
Saltare in macchina e andare, con le tre birrozze gelate che congelano
mani e stomaco.
Sulla riva di un fiumicello, nella penombra di lampioni rossastri.
Maglioncino, qualche fumo che tranquillizza lo spirito e quei sorrisi ricercarti.
A volte si ha paura di lasciare la strada vecchia per quella nuova.
A volte quella paura viene sovrastata da un bisogno troppo più grande
di evadere, di sentirsi liberi da inutili perchè, da situazioni
troppo strette di cui non vogliamo prenderci la responsabilità.
Tutto può trasformarsi. In un attimo.
Rimaniamo io e lei, sedute sulle panche di legno,
ancora in quella rossastra penombra, con l'ultima birra da finire
mentre le altre hanno già cominciato a farsi sentire.
Il lettore mp3 fa il suo corso.
Musiche, rapite da scene di telefilm, circondano questo momento
e dio se stiamo bene, li, io e lei.
Lontano da tutti, da tutti, con in mano la voglia di vivere.
Rimanere un attimo in silenzio, poi stilare una lista di baci,
continuando sulla sensazione che stiamo provando a stare li.
Come bloccate nel tempo.
Notte infinita profumata da un'aria tiepida.
Salire in macchina, fare quelle stradine tortuose a velocità sostenuta,
tanto, si sanno a memoria e andare, cercare, passare, evitare, ricercare.
Per poi finire a ridere ad un parcheggio, con le birre che fanno girare
testa e pensieri, libere e felici di essere come siamo e dove siamo.
Per poi finire a prendersi in giro sulle tavanate che ci vengono fuori,
"io ho dieci decibel per occhio!",ascoltare il rumore della fontana e ridere,
e lasciare bigliettini simpatici sulla macchina parcheggiata di un amico.
Tagliare le rotonde, da prenderle quasi a metà,
sentirsi, ogni secondo di più, più potenti,
più forti.
Per affrontare il domani, per affrontare questa vita
che ci sta sorprendendo di bene in meglio.
Che mi sta sorprendendo.
E scopro, così, nei silenzi della notte,
che ricominciare fa bene all'anima ma anche andare solo avanti
senza preoccuparsi di cosa abbiamo lasciato dietro.
Perchè dentro si rafforza tutto.
E ci illumina gli occhi.
Rendendoli vivi come questo nostro nuovo cuore
che danza su note poco conosciute ma
stupendamente incantevoli.

giovedì 13 settembre 2007

PUREZZA

Perchè mi fa così bene pensarti? Perchè dannazione mi fa bene rivivere questa gente?
A sentirmi esplodere dentro milioni di stelle, abbracciata da braccia amiche
che mi scaldano in queste nottate settembrine.
Perchè cerco le tue confuse parole che mi fanno sentire allo stesso tempo
stordita ed emozionata?
Senza aggiungere malizia e pensieri troppo complicati.
Purezza.
Come quella che nel pensarti mi trasmetti.
Silenzioso.
Senza saperlo.

lunedì 10 settembre 2007

BASTA UN SORRISO PER RIEMPIRE IL CUORE (voi cosa ne dite?)

Non me la sento ancora di credere che nel mondo c'è quell' 1.
Quell'unica persona che ha la magia di riempirci l'anima e renderci sazi all'istante.
Non mi va proprio adesso, di credere che fuori c'è qualcuno che sta aspettando qualcun altro
e nell'attesa distribuisce sorrisi e abbracci sperando, ogni volta, che sia quello giusto.
Mi viene difficile adesso pensare di affidare il cuore nella mani di una persona
la quale potrebbe, dal giorno alla notte, sbarazzarsene in modo silenzioso ma sanguinante.
Qualcuno crede che dipingendo in rosso una cifra approssimativa di quanti siamo nel mondo
possa suscitargli chissà quali strane sensazioni, chissà quali ideali di umanità.
Un'umanità che chiude gli occhi, che li lascia chiusi e serrati di fronte a circa la metà di quella cifra,
quei numeri che indicano persone che muoiono di fame, di sete,
che NON HANNO NEANCHE PIù LACRIME PER PIANGERE.
Io oggi non ho proprio voglia di far finta di credere nell'amore. No.
Credo nel bene che ognuno di noi, nel nostro piccolo può fare: un sorriso,
un "grazie e buon lavoro" mentre ritiriamo il resto, un "ciao!" detto a qualcuno che non conosciamo
solo per dire ciao, per rendere partecipi a questa vita, per vedere comparire un sorriso colmo di sorpresa.
Sorpresa.
Sorprendersi, ancora, in questo nostro tempo, sembra raro e bizzarro,
ma c'è qualcuno, si, c'è ancora qualcuno che non smette di farlo, di ti coglie impreparato e
ti stupisce. E ti trovi a sorridere per piccoli gesti pressoché scontati ma dimenticati.
Da quasi tutti.
Una semplice domanda, se fatta in un posto inusuale in un momento in cui tutto può capitare
tranne che qualcuno ti ponga quel punto interrogativo, prende sembianze magiche,
di un'intensità che ti riempie il cuore.
"SEI FELICE?".
Me l'hanno chiesto in poche persone, forse un paio, sempre dopo discorsi che portavano a quella domanda.
Ma quella notte mi è stata fatta all'improvviso, mentre le sue mani tenevano il mio volto e la musica era tutt'attorno.
"SI!" ho gridato guardando gli occhi davanti ai miei, "SI, ORA SONO FELICE!" ed ho abbassato la testa.
La mia sincerità in quel momento e gli occhi di quella persona conosciuta da poco tempo, mi hanno
lasciata immobile e abbassando la testa come per sfuggire mi sono ritrovata rapita in un bacio.
Silenzioso bacio
colmo di quella felicità che si perde in un battito d'ali ma si ritrova in un battito di ciglia.
E tutto allora è chiaro a quei perché tenuti per troppo tempo serrati:
bisogna trovare il coraggio di stare bene, di volere bene. E fermarsi quando il cuore sente Amore.
Non me la sento, no, non me la sento proprio di far entrare Amore affinché possa insinuarsi
in qualche pensiero o iniettarsi nelle mie vene. Per poi risentire un gusto amaro appena se ne va.
Voglio cominciare a fare quei piccoli gesti che hanno la forza dell'oceano
e che possono davvero cambiare le cose, se fatti da più persone possibili.
Voglio davvero sentirmi viva facendo un po' di bene, tutti i giorni, che sia aiutando un amico, o una signora anziana al mercato, al lasciare un sorriso in panetteria o al salutare un passante per strada.
Sentendo, dentro, quella forza e quel bene che poche volte ci è dato sentire, dalla vita.

LA VITA è SORPRENDENTE!

[Tutto questo, e non so perché mi è scaturito da questo sito. Sono rimasta impressionata, il sangue ha smesso un istante di circolare, mani fredde e occhi bloccati. http://www.riflessioni.it/semplici_curiosi/popolazione.htm ]








mercoledì 5 settembre 2007

QUESTA è VITA...!

Forse è il caso di non prendersi in giro. Davanti ad un Amaro Lucano non si può piangere, non si può gridare, solo sorridere e vedersi illuminare la via. Quella che neanche mezz'ora prima era rimasta al buio.
Non c'è nessun problema perchè si capisce che la necessità è ben altra che il falso rispetto e le false parole di abbindolamento.
Buttando giù l'amaro in un solo colpo rimango sospesa tra discorsi troppo complicati anche da spiegare, non solo da capire e mi ritrovo a correre attorno al tavolo per scappare dalla furia alcolica di un amico che non si da pace tra le parole "amore" e "scopata".
La testa diventa leggera portandosi con se il cuore, l'anima e il corpo rimasto intrappolato per troppi giorni in giri di valzer andati a male come la mostarda aperta e dimenticata li, nell'angolo gelido del frigorifero.
Apro le finestre e faccio entrare l'aria fresca di questo settembre cominciato libero e il sole che mi ha assistito in uno strambo percorso di meditazione fai da me e che ancora riscalda questa pelle.
Il telefono squilla. Tutto il giorno. Amici che mi chiedono come va, vecchi amici che mi fanno sorridere di gusto, persone che timidamente mi fanno capire che vorrebbero avere il coraggio di uno slancio nei miei confronti, persone che direttamente mi dicono che vogliono farlo quello slancio, ora, dopo o domani ma che vogliono e basta, un'amica che mi fa davvero dire "Cacchio noi due siamo nate per devastare un po' questo mondo e godercelo quando e come diciamo noi!", un ex che non appena la sua vecchia e ritornata ragazza riparte mi scrive chiedendomi di vederci una sera.
Avessi da dire tutto,guai...Mi verrebbe proprio da fare come gli inglesi che nei parchi salgono sulle "box" e dicono ai quattro venti cosa diavolo gli passa per la testa, senza bip che coprano parole tipo "bastardo", "puttanella da quattro soldi",
"coglione", "teste di merda", senza che nessuno possa ribattere o tirarti giù e fracassarti il naso, al massimo, qualche uovo o pomodoro qua e la. Ma dove sarebbe il problema se magari in quell'occasione ci si potesse spogliare di tutte le cose da dire a chi ci riempie la vita di gioia o magari la rovina un giorno si e l'altro forse?
Sputare in faccia quello che dal cuore arriva direttamente alla bocca, senza passare dal cervello che quello lì razionalizza e tramuta tutto. Sputare in faccia sentenze senza paura di rimanere l'unico grido in quella giornata.
E rendersi conto che nel momento in cui perdiamo qualcosa, attorno a noi tutto continua magicamente il suo corso, anzi, ci raccoglie e ci immerge all'istante senza permetterci di capire dove siamo finiti.
Così, dell'atto di abbandono, non ci rimane che uno sbiadito ricordo o un fermo immagine.
Mentre noi siamo già in corsa in quella vita che ci eravamo scordati di avere, fatta di sorrisi, di provocazioni per sentirci belle, ammirate, volute e desiderate, di serate in compagnia, di ciucche prese a casa di amici mentre ci si sfida al karaoke, di ciucche prese tra gente che ti dice "ciao" senza averti mai vista, di bisogno di sentire, ancora una volta, quell'adrenalina che stimola alla gioia e alla voglia immensa di dire ricomincio.
Sapendo che al mio fianco ci sono solo persone disposte a stare bene con me.
Con le quali perchè no, cercare disperatamente la macchina alle due di notte, a serata appena iniziata ma noi già allegri, così allegri da morire d'infarto nel non trovarla, da morire dal ridere nel trovarla poi sotto ai nostri occhi, entrarci, accendere lo stereo, girare una trulla e stare li, in quel mondo di beltà.
Se questa non è vita... ditemi voi!