venerdì 18 aprile 2008

L'ULTIMO ATTIMO.


Qualcuno ha mai pianto per te così forte da sentire i crampi allo stomaco, così intensamente da sentirti dentro come un pezzo del proprio cuore?
Qualcuno ti ha mai detto che sei aria e di questa aria non ne potrebbe mai fare a meno?

Qualcuno ti ha sempre pensato, ogni giorno, ogni notte, lontano o vicino che tu sia stato?

Qualcuno ti ha mai fatto sentire quanto bene si può trasmettere oltre mari, montagne, oceani, stagioni, fusi orari, lingue diverse, vite diverse?

Qualcuno ha mai pregato chissà quale dio per guardarti e fargli sentire se stavi bene?

Qualcuno stringe il tuo peluche per sentirti vicino?

Qualcuno appende la tua bandiera e ti sente presente?

Qualcuno ti vuole così bene?

Quel bene dannatamente profondo, intenso, carnale che fa star male.

Quel male che si sente per la tua indifferenza.

Sorvoli mondi e non trovi un attimo, l'ultimo attimo.

Penso a quando hai oltrepassato quelle porte.
Buttato via zaino e valigia e con l'enorme cappello blu, mi sei corso incontro.

Le tue braccia di nuovo. Il tuo profumo di nuovo.
Li, con me.
In uno spazio di luogo non luogo.
Ora di te mi resta un saluto.

Semplice come dire "Ci vediamo domani".

Quel domani sarà tra mesi.

Mi resta una tua promessa.

Da marinaio.

Una promessa che non so che farmene.

E dentro esplodo.
Tu che saresti così tante cose.

Tu.

Che non hai trovato l'ultimo attimo, l'ennesimo arrivederci.

Tu, aria di cui vivo e che mi privi ogni giorno di più.

Qualcuno ha mai sentito tutto questo per te, caro mio migliore amico?

venerdì 11 aprile 2008

BUIO E LUCE.


Io mi prenderò il mio posto.
Sono una figlia, sarò una madre.
Sono una madre, sarò una figlia.
Sorridere a denti stretti per non far uscire la rabbia, il nervoso, la malinconia di non vedere i suoi gesti quotidiani.
Sono figlia e sono madre.
A volte è meglio presto, uno ci si abitua prima.
E' difficile staccare il cordone per una bravata.
E' facile pensare che se la scelta fosse stata mia, sarebbe stata più serena.
Meno tormentata in notti bagnate dalla pioggia del mio mese.
A volte si arriva al punto che tenere tenere dentro tutto ci fa diventare più forti, così forti da vedersi e rendersi conto che è arrivato il momento di tirarsi su le maniche.
Per poi scoppiare sotto al cuscino in una casa buia e silenziosa.
E vedere dalle righe della tapparella,
il sole.
Un nuovo sole.
E rimanerne ammaliati, sentendo nello stomaco, la grinta per alzarsi e continuare a sorridere.
Sentendosi più grandi, più maturi, più forti.
Per altre nuove avventure.