venerdì 9 novembre 2012

SORPRESA

 Mi sono dimenticata di tante persone che hanno attraversato la mia vita. Le ho dimenticate come loro hanno fatto con me. A volte per scelta mia, a volte per scelta loro, a volte per il destino, che ti porta in altri luoghi, in altre vite parallele.
A mezz'aria in un cielo che cambia sempre, che sorprende sempre.
Mi sono dimenticata persino di tutte le parole dette, anzi, scritte. 
Di quanta volontà, intenzionalità, passione e razionalità ci avevo messo dentro, di come le avevo farcite e messe nere su bianco come fosse un fare di tutti i giorni.
Mi ha sempre attirato un feeling basato sulla scrittura, sulla comunicazione scritta, fatta di punteggiatura, di maiscole, di minuscole, di puntini di sospensione che si riempiono di tutto e niente.
Mi ha sempre affascinato chi come me scrive scrive e ancora scrive, di se stesso, di tutto, di quelle sensazioni che ritornano in mente all'improvviso, di quelle emozioni lasciate appese ad un filo nostalgico o dimenticato.
Un giorno avevo iniziato a scrivere un libro a quattro mani.
Ero sicura e sono ancora sicura che fosse una di quelle cose che tutti vorrebbero fare, dove mani di lui e mani di lei creano qualcosa puramente fantasioso e si incontrano, sullo stesso foglio bianco, su due schermi lontani chissà quanto.
Si crea un'atmosfera strana, carica di un eros particolare.
E non parlo di eros solo perchè sto leggendo 50 sfumature di nero, sia chiaro.
Parlo di quell'elettricità, di quella sensualità che si trova nel fare una determinata cosa. Insieme. E non per forza vicini.
Come mandare messaggini maliziosi dopo anni di convivenza o matrimonio, come dirle "sei meravigliosa" e lasciarla spiazzata riattacando subito la telefonata. Come scrivere flussi di parole in cui ci si rispecchia.
Come crare qualcosa e portarla avanti insieme, vederla formarsi sotto ai propri occhi e sentirla plasmarsi sotto le proprie mani.
Scrivere è ossigeno per certa gente, scrivere è ossigeno per me.
Non mi interessa chi e quanti leggono le mie parole. 
E la mia valvola di sfogo, il mio somatizzare tutto quanto, il mio rifugiarmi, il mio liberarmi.
Dare voce alle mie mani è una necessità, rigorosamente accompagnata da una singola canzone messa a ripetizione e ad alto volume.
Mi manca questa me stessa, quella che poteva evadere in ogni momento e avere un amico, un'amica di lettura e scrittura. 
Oggi ho ritrovato tante, tantissime parole mie, loro. 
Ne sono rimasta sorpresa perchè sono di quelle persone che non fanno più parte della mia vita, in nessun modo.
Ne sono rimasta sorpresa perchè mi ero dimenticata che c'è gente che sa ancora scrivere le proprie emozioni, i propri stati d'animo e comunicarli.
Ne sono rimasta sopresa perchè ho ritrovato un'Irene che con le parole faceva esplodere le stelle.


venerdì 2 novembre 2012

ULTIMO CAPITOLO.



Le cose lasciate in sospeso non portano mai nulla di buono, neanche un ricordo a cui aggrapparsi.
E' arrivata la primavera e anche se nel cuore credevo fosse già iniziata e arrivato poi di nuovo l'inverno. E mi fa strano vedere gli alberi in fiore e sentirmi leggera.
Credevo nella sua voce, credevo e non trovo altre motivazioni nel fatto che io credevo in qualcosa, in qualcuno, finalmente.
Ma come tutte le cose, dovevo aspettarmela. La botta, la martellata su un dito, la macchina che mi ha presa sotto, il vento che ha portato la pioggia e poi nuovamente il sole.
Ho cancellato tutto di te, per la rabbia, la delusione del tuo atteggiamento nei miei confronti. Meritavo e merito di più.
Ho cancellato tutto di te tranne le tue parole, che per mendaci che siano state, voglio tenerle.
Tu mi hai eliminata dalla tua vita, perchè?
Ti ho fatto davvero così male?
Cosa ho fatto per meritarmi un simile comportamento.
Ricopro pareti viola di fotografie in bianco e nero. Questa sono io, ancora io, sempre io, nonostante tutto.
Straccio la gonna viola piangendo in ginocchio per terra, nella penobra del giorno che mi hai tolto tutto.
Ma poi, la rabbia passa, la rabbia passa e sale la razionalità.
C'è sempre un motivo, sempre, e forse non devo ancora trovarlo, capirlo, cercarlo, ma c'è da qualche parte.
E vorrei parlare con te, solo parlare. A voce, di persona, per sapere cosa pensi, per sapere, punto. Solo per capire, solo perchè io non riesco ad odiare, io non riesco ad eliminare chi mi ha fatto stare bene.
E credevo potesse darmene altro, ma ci si illude a volte, per sorridere al mondo.
Suona e non rispondi. Paura? Timore che ti aggredisca?
Suona e suona. Poi rispondi.
-Ciao
-Ciao...come stai? dico. Sono serena.
-Bene, dimmi.
Sbrigativo.
-Ho la tua maglietta, so che ci tieni molto e quindi volevo restituirtela, sempre che tu possa e voglia vedermi. E magari ci prendiamo un caffè e due chiacchiere,due eh!?
-Ma non so Ire, io non so... Potresti tenerla alla fine la maglietta...
-No, forse non sono stata chiara, non voglio tenere qualcosa di tuo a cui se affezionato e poi vorrei avere un confronto, pacifico e maturo, sapere come stai, cosa fai, è ridicolo da dirsi, ma tipo due amici di vecchia data.

E stato allora che ho sentito e rivisto quella scena.
E il mio piede nel passato c'è sempre stato e non te lo mai detto ma tanto di te e del tuo mondo mi spaventava ma sarei stata coraggiosa da vivermi il presente chiudendo per bene il passato dietro un portone di legno massiccio.
Io sarei stata coraggiosa di dare il mio cuore in due nuove mani più sicure che mai.
E quando ti ho rivisto, ti ho rivisto come fosse la prima volta, ci siamo sorrisi, mi hai fatto salire in macchina e siamo andati verso al collina, non so verso dove e tutto sapeva di cose già viste.
Siamo scesi, arietta e sole caldo, seduti nel prato, tu che giri una canna e la fumiamo tranquilli, ci parliamo, ci parliamo come abbiamo sempre fatto.
Non la senti anche tu questa serenità?
Non capisci anche tu che forse non sono così malvagia e che ogni tanto si può chiacchierare?

Torniamo giù, velocità sostenuta.
Parte una canzone, nella tua macchina qualunque canzone assume un significato denso.
Guardo fuori, finestrino giù.
Un passo avanti. In modo diverso ma un passo avanti.
E vicino alla mia orma, una più grande di nove numeri.

Non ho avuto paura nel pensare di poter amare un altro cuore, un altro corpo, altre mani, altri occhi. Sono felice di quello che mi hai dato se era reale, sono felice se ti ho fatto bene (da quello che dicevi) o se ti sono stata utile per consolarti un poco.
Io non ho mai paura quando seguo il mio cuore, anche quando prende una direzione che all'inizio mi lascia in bilico e mi riempie di dubbi.
FINE.    

                               [vecchie parole ritrovate che non meritavano di rimanere nascoste
                                perchè quando si scrive c'è l'ispirazione. punto.]