martedì 24 marzo 2009

VIAGGIO.


Mano destra sul cambio, mano sinistra sul volante.
Davanti a me, coda, lunghissima coda di macchine colorate e le guardo, guardo dentro curiosa, guardo le facce di chi alle otto e un quarto bestemmia per il ritardo, guardo le facce di donne scese troppo in fretta dal letto e finiscono di truccarsi, guardo facce di genitori che parlano ai figli seduti dietro, guardo dentro e guardo fuori.

Un sole caldo, intendo, denso mi circonda, mi prende il viso come tra due grandi mani e chiudo gli occhi e mi volto a sinistra, finestrino abbassato, aria che entra un po' fredda un po' tiepida, chiudo gli occhi e faccio un un bel sospiro, uno di quelli intensi che non facevo da tempo.

Questo sole è la mia salvezza, il mio essere così è la mia salvezza, il mio guardare tutti sorridendo quando dentro qualcosa è appena distruttomortosepoltocancellato è la mia salvezza, quei piccoli corpicini e i loro baci a fior di labbra e i loro abbracci e il loro amarmi, puro incondizionato e reale è la mia salvezza.

Non si affonda, non si affonda mai,
non si cade, s'inciampa,
s'inciampa
e
basta.


E nell'inciampare tengo in mano una chiave che riesco a far entrare perfettamente nella toppa di quella porta -perchè porta sei stato nulla di più- che riesco a far girare tre volte per chiuderla definitivamente e andare oltre, oltre oltre oltre.
Mi lascio baciare da questo sole, dalla mia primavera arrivata puntuale perchè le sorprese non le sopporto, la primavera è il 21 marzo, non a febbraio, luglio, settembre, il 21 marzo.

Poi apro gli occhi, la coda è andata un poco avanti, metto la prima a ritmo di musica e procedo lenta.

Guardo lei, la mia culla, la mia tomba, il mio diario segreto, il mio mondo, il mio "quando sto, prendo una birra e una canna e salgo su".
Guardo lei e guardo nello specchietto retrovisore.
Sorrido, sorride.
Avrà pochi anni più di me, braccio sinistro appoggiato come il mio, guarda fisso nel mio specchietto.
Occhi negli occhi.
Dove andremo oggi?

Mi guarda, mette gli occhiali da sole e mi fa un gesto come per chiedere un parere, confermo mettendo la mano fuori ed alzando il pollice, sorride, sorrido, mette la freccia e io sto già per telefonare e dire che tarderò perchè con due occhi così non posso non seguirti.
Verde,
prima e
vado avanti
lenta.
Giri, a sinistra, verso la mia culla la mia tomba il mio diario segreto il mio mondo guardandomi un'ultima volta.
Riparte la canzone.
Riparte sempre la solita canzone da tre giorni a questa parte solo una canzone, cambio strada, deviazione, non ho voglia, oggi devo andare via, su un prato, in mezzo al fango, sull'erba verde, musica alta da non sentire nulla, mi butto su un prato e guido a tutta velocità, tiro il freno a mano, l'aria entra veloce e violenta dai finestrini abbassati.

Libertà.

Metto la prima, seconda terza e freno a mano, sorrido, sorride, mi guarda e mi bacia.
Libertà.

C'è chi ancora riesce a liberarsi da tutto e
andareandareandare.

Ed io vado vado vado...

venerdì 20 marzo 2009

DESISOGNO


Forse camminavo o correvo o volavo.
Ricordo il calore e la bellezza del tuo sorriso.

Ricordo che mi accarezzavo il ventre e ti guardavo mentre tu guardavi l'orizzonte.

Poi, senza distogliere lo sguardo, hai messo la tua mano sul mio ventre gonfio, io ho spostato la mano ma tu hai allungato un dito e l'hai trattenuta li.

Vicino alla tua, sopra un piccolo piede che ogni tanto tirava un calcio e tu sorridevi.
Sorridevi come quando si pensa ad una cosa bella e la si immagina così bene da riuscirla quasi a toccare con il pensiero, a mano aperta.

Ed io ho appoggiato la mia testa sulla tua spalla, affondando i piedi sotto la sabbia e sentendo per la prima volta di aver fatto la cosa giusta.

Desideravo questo figlio con te,
lo desideravo più di qualunque cosa.

E a distanza di pochi giorni avrei visto te nei suoi occhi, nel colore della sua pelle, nella sua voce, nei suoi lineamenti, te in ogni parte di lui.
E mentre affondavo i piedi nella sabbia sentivo in lontananza una musica lieve che mi cullava cullava cullava fino a ritrovarmi sdraiata vicino a te nel pieno della notte e guardarti, seguire il tuo profilo con un dito e fare un sospirone sentendo i nostri corpi nudi vicini.

domenica 15 marzo 2009

TU


[fermati, siediti e ascolta il tuo cuore, adesso, ora...]


27 agosto 2006.
io non ricordo quello che non voglio ricordare.
da lì è iniziato tutto. ed io non sapevo, come potevo sapere, avessi saputo, forse, maybe, avrei agito prima, avrei tolto il ghiaccio dal cuore, avrei tolto le fette di salame dagli occhi e mi sarei lasciata andare. invece credevo fosse solo uno scambio di passioni, di fotografie rare, particolari, di gesti fatti per un'empatia strana. credevo fosse una di quelle cose che vanno e vengono.
e non ci ho dato peso e non mi hai fatto capire che era molto di più. se avessi saputo che avresti trovato un altro cuore, se avessi saputo prima che la tua testa guardava lei e pensava a me, se avessi saputo avrei fatto di più. ma certe cose non si possono sapere, non sono date da sapere.



[perchè forse a volte mi trattengo troppo e poi mi sento esplodere.
perchè forse ho smesso di proteggermi fino a soffocarmi.]


Due anni e qualche giorno. E tu nonostante mi avessi finalmente per te, mi hai vissuta, hai succhiato la linfa vitale credendo di poter ricominciare. Credendo che potevi chiudere il tuo passato così, in un battito di ciglia e forse eri il primo a non volerlo lasciare andare.
Abbiamo respirato lo stesso respiro, la mia bocca ha accolto la tua bocca, le mie braccia ti hanno protetto e mi sono lasciata andare, mi sono abbandonata a te, alle parole che scrivevo e scrivevamo.
Hai provato a trovare conforto per poter superare un ostacolo troppo grande in cui sei comunque inciampato.
E mi hai cancellata completamente dalla tua vita, come se fossi pericolosa, come se fossi un cancro maligno per la tua salute psicofisica. Via dagli occhi e via dal cuore e non sei stato abbastanza forte per te ed io non potevo esserlo per entrambi non sapendo tutto.
Non sei stato abbastanza forte per te, non sei stato abbastanza coraggioso nel credere in noi, perchè violentato da lei ed hai tentato di andare avanti con troppa velocità, troppa enfasi, ostentando tutto, parole, pensieri, gesti.
Combattente violentato che non ha potuto fare altrimenti che entrarmi dentro in modo violento, prorompente, che non ha potuto fare a meno di tirare su una barricata e provare a tornare indietro, a rimettere il suo cuore nella mani di chi l'ha già ferito una volta.
Ricomincio a camminare a passi più decisi perchè ho ancora tanto d'amare.














sabato 14 marzo 2009

SCARPETTE ROSSE


Le metto e comincio a danzare.
Le metto e tutto migliora.

Fanno entrare nel mondo del Mago di Oz dove a piccoli passi vado avanti a testa alta e barcollando un po'.
Gira la testa e questa sensazione l'avevo dimenticata.
Catapultata nel mio spaziotempo dove le persone non mi attaccano ma sostengono quando inciampo e cado dal marciapiedi.

E così, ognuno ha le sue cose, le sue emozioni, quello per cui svegliarsi la mattina o fare tardi la sera, ognuno ha le sue favole, le sue bugie, le sue paure e le prova a scacciare cancellando ogni traccia per paura di avere ancora troppi dubbi troppe incertezze che però assalgono di notte, quando uno meno se l'aspetta.

Io ho quello che voglio.

Poi rivedo lui tra la folla e il cuore batte ovunque, nelle mani, nella testa, nei piedi, negli occhi e penso. Ogni volta che arriva arriva nel momento in cui ho bisogno della sua linfa vitale e lo abbraccio e mi abbraccia e resto immobile e penso che va tutto bene, ora va tutto bene davvero.

Le metto e comincio a danzare.
Le metto e il passato diventa una parte da cui imparare, il presente diventa primavera e il futuro si rasserena.


Un passo dopo l'altro e via.

Niente rimpianti, nessun rimorso.


Solo me stessa, qui, ancora qui, con una borsa in più.


Scarpette rosse.

Le metto e comincio a danzare.
Le metto ed io torno più forte e sicura di me stessa.

mercoledì 11 marzo 2009

OGGI.

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