martedì 19 febbraio 2008
SENZA ETA'.
Capitano quelle giornate in cui si vorrebbe strappare la pagina su cui è stata scritta la nostra giornata. Strapparla per riscriverla, strapparla per avvicininarla almeno fisicamente a qualche altra pagina.
Di una persona lontana da noi, di una persona che ci manca, di una persona che non si riesce a vedere per un'assurda casualità, di una persona che ci vede illuminate di una luce che dovrebbe essere reinterpretata.
Una pagina con il bordo strappato, tenuta in mano e letta riletta cento volte per capire cosa è successo, come è potuto arrivare tutto così in profondità.
Rimettersi in gioco dopo una sconfitta, dopo questo strappo.
Perchè continuare a girare pagine sperando che quello che c'era prima non ci intacchi è una magra consolazione.
Ci vuole la pazzia, il salto nel buio, lo strappo, il chiudere una porta e buttare via la chiave, l'avere coraggio di sapere cosa si vuole e non avere paura di niente e nessuno, ci vuole quel sole, ci vuole quella convinzione che possiamo avere tutto ciò che desideriamo se solo lo vogliamo con l'anima.
Senza età.
Come quei baci rubati sotto la luna. Come quelle carezze rubate all'improvviso per le scale, come quegli sguardi che non devono essere scoperti, come le sue mani che si appoggiano ai nostri fianchi e stringono e altre mani che bramano.
Occhi innamorati che luccicano, occhi di una donna che un giorno capirà cosa è meglio fare, occhi di una donna che capirà se la sua metà è la sua, mani di una donna che ama uomini che sanno riempirle il cuore e che ogni sera ritornano a casa.
Tutto tace.
Per poi esplodere sotto la carne, così, come un lampo a ciel sereno.
E sarà quel che sarà, anche se è da mesi che c'è.
Occhi di una donna delusa che cresce, occhi di una donna che un giorno capirà cosa è meglio fare, occhi di una donna che un giorno troverà la sua metà, mani di una donna che ha amato uomini che le hanno succhiato linfa vitale e che ora preparano un futuro misterioso.
Tutto tace.
Per poi scivolare come gocce di sudore, amorevole sudore.
Via la rabbia, via il dolore, via la tristezza, via la delusione, via tutto quello che di sporco qualcuno può vedere, via tutto quello che di sporco c'è stato, via la convinzione e la generalizzazione che andrà a finire come le altre volte, via la volontà di vendicarsi, via tutto.
Per lasciare spazio a quella voce che trema nel dire il suo nome.
Per lasciare spazio a mille pagine ancora da scrivere.
E non fermarsi, mai.
Senza età.
Conservare l'istinto della libertà, per cercare quell'amore senza convenzione.
Riscrivere una vita.
Per parlare di un amore che va al di là del pensato, che va al di là del vissuto.
Al di là.
Dentro i più intimi pensieri.
Dentro il più reale bisogno di mettere non solo nero su bianco,
ma irrazionalità, impulsività e passionalità nella vita reale.
E sarà quel che sarà.
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