domenica 5 ottobre 2008
THEY and MYSELF
Ho sempre voluto essere me stessa.
Semplice, diretta, passionale, vulnerabile, confusa, sognatrice, permalosa, nostalgica, allegra, curiosa, estroversa, amica, un po' mamma.
Ho sempre mescolato me stessa per crearne una bella pozione.
Con la base che si acquisisce dagli adulti e con il bagaglio che si impara crescendo.
Tutto quello che ho fatto l'ho fatto da sola, senza nessuna spinta, senza nessun incitamento.
E sono andata avanti, con due persone che sempre ho amato e sempre amerò ma che non hanno avuto la presenza e la costanza di assistermi.
Forse perchè ero giusta, forse perchè le mie sbandate sono state così silenziose da non destare preoccupazione, forse perchè non ho mai dato motivo di creder che sarei caduta, forse perchè mi sono guadagnata una fiducia così illimitata da sentirmi grande a quindici anni.
E i quindici anni di allora non sono certo quelli del 2008.
Noi ragazzine, nel 2000, avevamo una certa maturità non indifferente (casi particolari esclusi), capivamo già come andava il mondo, alcune di noi si erano già scontrate con separazioni, traumi, cancri, morte.
Ed io, nei miei pensieri, anche alle 5 del mattino, guidando non da sobria, ho sempre pensato che lo stessi facendo per me, mai per loro.
Anche se, saper di fare qualcosa anche per il piacere degli altri, fa colmare un po' il cuore.
E mi ritrovo così, in un angolo della mia vita ancora da manipolare e indirizzare in cui le lacrime solcano il mio viso.
Perchè il suo bene si vede a tratti, ogni tanto, attraverso minuscoli gesti che solo io riesco a percepire e con difficoltà a volte.
So che se sono ferma ad una rotonda con mille strade che si incrociano, un po' lo sono per loro, per la loro mancanza per la loro presenza a tratti sottile per il mio bisogno di essere spronata di sentirmi fiera di qualità che mi competono.
Ma so che se sono così, nel mio profondo, beh anche questo lo devo a loro, che in maniera più o meno (molto meno) diretta mi hanno amato nel modo più puro, mi han curata quando ero ferita, mi han sussurrato frasi rassicuranti in notti in cui piangevo sprofondata dentro un cuscino, mi han dato consigli di una profondità disarmante in una sala d'aspetto in un ospedale che voleva portare via lentamente mia madre.
Ora?
Ora mi trovo qui, in bilico, in bilico dopo averne superate tante e a non riuscire a trovare risposte per chi si chiede perchè sono così.
Ora mi trovo a parlare ad un muro che amo, ad un muro che lascia battere il suo cuore ogni tanto e che non riesce a sentirmi, non riesce, non vuole, non può.
Mi trovo a gridare cose che feriscono più me che quel muro, solo perchè non mi sento calcolata, solo perchè mi sento oramai messa da parte, come se realmente non importi poi tanto se sono felice di aver creato un pezzo, se sono spaventata all'idea di spedire le mie parole lontano, se sono turbata dal mio futuro.
Non importa poi così tanto, se non dopo bollette, problemi economici, problemi che mi vengo riversati ed io,
io,
faccio da genitore ai miei stessi genitori.
Loro, che ho amato e che amerò per sempre.
Forse poi, è così che deve andare.
Ora sono indipendente, cammino da sola e posso fare i miei sbagli.
O creare qualcosa di mostruosamente bello e crederci e provarci.
Fogli, una busta, un indirizzo e via.
Per la strada della speranza.
Questa è la cosa più reale e vera e sentita che abbia mai scritto.
Sfogo? Bisogno?
Al buio in questa stanza fredda tutto ha sfumature diverse.
Metto il cuore in pace.
Seconhand Serenade.
E che la vita prosegua con i miei soliti alti e bassi.
I will Love you Forever . . .
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1 commento:
Mi piace come scrivi.
Grazie per essere passata dal mio immondo blog.
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