domenica 4 maggio 2008

TUNNEL OF LOVE.


Mi ritrovo così, in un letto che adesso è troppo grande e troppo freddo, mentre fuori albeggia e dentro mi si contorce lo stomaco.
Mi giro e rigiro sbuffando per quel cuscino adesso troppo morbido, adesso troppo piccolo, per quella coperta adesso troppo spessa, adesso troppo leggera.
Provo a serrare gli occhi, la bocca, lo stomaco, il cuore.
Provo a serrare tutto ma dentro qualcosa sta bollendo.
Il cuore si sta sciogliendo e combatte contro questo sole che mi sta trasformando da solida a liquida.
Non posso piegarmi.
Lascio che i pensieri si aggrappino e mi strappino la carne, lascio che tutto sanguini senza curarmene perché se solo ci pensassi in modo liquido, tornerei in quel tunnel.
E per quanto bene possa fare quel tunnel all'inizio, poi ferisce, lascia cicatrici più o meno profonde da portarsi dietro tutta la vita, giorno e notte.
Che ci inseguono in cieli senza luna, in mattine senza l'oro in bocca.
Braccia forti che mi tengono al sicuro, che mi allontanano per poi riprendermi, sempre più forti, sempre più avvolgenti.
Ma li sono davvero al sicuro o è proprio l'ingresso del mio tunnel?
Chiudo gli occhi, la musica mi avvolge, lo stomaco si attorciglia e mi dico di buttarmi giù a capofitto e mi dico di non fare passi falsi, di vivere passo dopo passo.
Senza fare castelli di sabbia che poi con la pioggia verrebbero distrutti.
Già.
Razionalità o sentimento?
Silenzio.
La casa resta immersa nel silenzio di un'alba non ricercata.
Non posso dormire, non riesco a dormire.
Salgo una giostra. Una giostra dai colori e dai suoni ipnotici.
Salgo e non ci scendo più.

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