Mi piace stare sotto la Mole, la sera. Mi piace starle vicino da riuscire a vedere la stella in cima. Illuminata nel cielo nero.
Mi piace stare seduta sui gradoni e non pensare a nulla. Stare seduta li, con una bottiglia di vino o birra in mancanza di vino, la trulla da rilassamento e la mia digitale per fare qualche scatto qua e là.
Niente di troppo accurato o serioso, solo istanti rapiti alla notte che sta per arrivare.
Più o meno è la sensazione che provo quando mi rifugio a Superga, ma Lei è diversa. Lei mi fa ragionare, pensare, piangere, ridere, parlare, magari sempre con in compagnia di vinello,trulla e digitale, ma non c'è il nulla.
Da li sopra, con Lei dietro le spalle, non si può pensare al niente. Prima si pensa al tutto per poi potersene liberare completamente e ricominciare.
Allora si che per ricominciare si parte dal nulla.
La Mole, invece, mi annulla i pensieri, come se in quel momento ci fossi solo io in questo spazio di tempo. Mi annulla, mi trasforma in una bestia notturna a cui danno fastidio un bel po' di cose, a volte anche la presenza delle persone che magari sono con me. E non mi faccio problemi ad alzarmi e andare un po' più in là, per restare nel mio nulla. E chi mi porta via nel pieno della mia metamorfosi, nota che ha interrotto un percorso dal silenzio con cui riempio la macchina in un ipotizzato ritorno a casa.
Poi il giorno dopo, resto un po' scossa. Non per il vino, magari salito alla testa o la trulla che l'ha fatta girare.
Resto scossa dentro senza motivo. Come senza motivo è quello che mi provoca stare seduta sui gradoni, la sera.
E sono più silenziosa del solito, indifferente a tutti quelli che 24 ore prima erano i miei primi pensieri, e penso a me stessa, ascolto il mio corpo che in pieno ciclo, mi chiede di liberarlo e mi metto li, pedalo per mezz'ora, scendo, faccio serie di addominali e li sento lavorare mentre le gocce di sudore scivolano sulla fronte.
Vorrei non fermarmi, il mio corpo mi chiede di prendermi cura di lui, adesso.
Perchè è tempo di smetterla di prendersi cura degli altri, che ridendo ti dicono che non sei rimasta l'unica.
Tu. Io. Che trattengo il mio istinto, che mi freno davanti alle provocazioni, che le cerco per sentirmi voluta, desiderata ma che poi appena si avvicinano un po', mi volto e le lascio andare via.
Il mio corpo mi dice di ascoltare solo quello che mi passa nel cuore. Posso desiderarti, volerti, amarti, ma allo stesso tempo il mio corpo è tutto quello. Non per te, che cerchi avventure in cento occhi diversi.
Lo sento sussurrare guardando la collina nel silenzio che contorna la notte con qualche stella.
Lo sento sussurrare il mio corpo, il mio cuore. So cosa vuole. Ed è capace di cose che nessuno può immaginare.
Vuole passione, reale passione.
L'avrà. In una notte di mezza estate, l'avrà.
E il giorno dopo, mi alzerò, e comincerò a pedalare.
Non si smette mai di andare avanti, di fare dei cambiamenti.
Come il mio corpo non smetterà mai di sussurrare, nel profondo della notte.
lunedì 13 agosto 2007
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