giovedì 10 maggio 2007

FULMINI ESTIVI

passo dopo passo. non importa se ho ventidue anni, dentro sono forte.
Tengo tutto racchiuso in una barile di legno massiccio che poi, un giorno prestabilito, faccio saltare in aria.
Ma io sono forte non lui. Lui che tiene dentro tutto e quel barile non lo fa esplodere mai, lui che soffoca le parole in un mugolio e si confida con me, in macchina, mentre attraversiamo Torino e la radio sovrasta ai nostri discorsi.
Non è reale questo menefreghismo che provo in certi confronti.
Non è normale far esplodere così, all'improvviso, quel barile tenuto chiuso da tempo,
molto tempo.
Stamattina, colta da una rara voglia di sistemare le piante,
mi son seduta per terra, il ginocchio dolente disteso leggermente e sono partita all'attacco.
Un po' di reggaeton per tenermi compagnia, ma giuro, non sentivo nulla.
Solo il silenzio e la calma che mi trasmetteva sistemare quei vasi, impiantare i miei semini che cresceranno e diventeranno dai bellissimi fiori colorati.
Le mani sporche di terra e la pelle che cominciava a bruciare, a prendere colorito.
Fulmine a ciel sereno.
Sono invisibili. Un po' come quei folletti che di notte entrano di soppiatto in camera e rubano qualcosa.
Non voglio pensarci! L'altra estate è stata assurda.
Mi sveglio una mattina e non trovo il telecomando.
Smonto al stanza per una settimana, la smonto nel vero senso della parola, tiro fuori tutta la roba dai cassetti, dall'armadio, dalla libreria.
Qualcuno mi accusa di sonnambulismo, quindi cerco per tutta la casa.
Due mesi.
In cui ho creduto che questi dananti folletti si fossero presi gioco di me e mi avessero portato via il telecomando!
Ed ecco che nel posto in cui vi assicuro avevo guardato si e no 759 volte, compare magicamente quel cambia canale!
Oggi però quel fulmine non è stato bizzarro così.
Oggi però per sistemare le cose ci sarebbero solo due possibilità.
Essere contaminate in continuazione da allegria serenità spensieratezza e risate
oppure
partire senza sapere dove andare, a cento km da casa, a cinquecento km da casa, l'importante sarebbe andare.

Fulmini tra raggi di un sole primaverile ma già caldo.
Fulmini tra questo alto e questo basso.
Fulmini che ti fanno scoprire un'altra te stessa, un'altra parte di questa piccola donna.
E mi viene davvero voglia di credere che poche persone hanno davvero capito chi sono, cosa vorrei.
E mi viene da dire che a questo punto, è meglio,
molto meglio così.



Nessun commento: