Il locale, avvolto da luci soffuse, lascia trapelare odore di frutta, alcol e fiori.
Tamburella con la mano, controlla il telefonino, si aggiusta la giacca, passa una mano tra i capelli brizzolati, si schiarisce la voce e cerca di tenere a freno il cuore che gli sta esplodendo in gola, nel petto.
Sono passati troppi anni, eppure, un patto e un patto.
"Sai... probabilmente ti avrei amato se solo tu fossi restato"
Continua a ripetersi in testa questa frase, continua a chiedersi se poi, alla fine, il destino abbia piani e progetti ben definiti.
"Facciamolo! Facciamo un patto...se a 40 anni la vita non ci avrà dato quello che desideravamo... o se ce l'avrà tolto, ci ricercheremo, ci rincontreremo e ci riguarderemo di nuovo negli occhi... e a quel punto se ci andrà, potremmo iniziare una nuova avventura. Insieme"
Erano passati 20 anni dall'ultima volta che l'aveva vista, una manciata meno da quando l'aveva sentita.
La sua voce, il suo accento.
Cresciuti lontani centinaia di migliaia di chilometri.
Eppure lui ricordava tutto di lei.
Il neo dietro l'orecchio e sotto il seno, il tatuaggio ad altezza reggiseno, una frase che non ricordava, le sue mani piccole sempre ben curate, i suoi grandi occhi verdi.
Ricordava addirittura il suo profumo, quello che aveva con se l'ultima volta che si erano visti. L'avrebbe riconosciuto in ogni luogo.
Controlla di nuovo il telefonino e anche l'orologio.
E arrivato troppo presto. Chissà quanto la dovrà aspettare.
Butta giù un altro sorso di Martini Royal provando ad ingannare l'attesa.
Lei è fuori dal locale già da dieci minuti.
Osserva il tavolo rotondo nell'angolo della sala, osserva il suo profilo, il suo naso un po' all'insù, i suoi capelli sempre ben curati.
Tiene le mani in tasca del suo giubbotto di pelle e fa piccoli passetti nervosi sperando di tenere a bada l'ansia, il cuore che batte sempre più forte quasi fino quasi a non farle sentire i suoi pensieri.
Jeans, all star e giubbotto di pelle.
A 45 anni può ancora permettersi questo abbigliamento e non se lo fa dire due volte.
Apre la borsa grande di pelle nera e prende il telefono.
"Dieci minuti e arrivo, cerco parcheggio."
Temporeggia.
Sa che entrerà, che lo guarderà e che in quel momento tutto scivolerà giù come un bel Martini ghiacciato e che si abbracceranno.
"Non sei tu. E che a volte bisogna scegliere la persona più simile a noi... e tu non lo sei, siamo due mondi opposti!"
Continua a ripetersi questa frase, lei, fuori da quel locale, eppure, è proprio li, a pochi passi da chi 20 anni prima le aveva detto che non era Lei.
Sono passati troppi anni, eppure, un patto e un patto.
Respiro profondo, scioglie le braccia ed entra.
Si vedono, di nuovo, dopo millenni.
Lui si alza in piedi, lei si avvicina ammiccando un sorriso.
Vicini.
Si guardano.
Sorridono.
Imbarazzati di ciò che hanno lasciato e di ciò che hanno trovato.
Stupiti delle rughe che hanno iniziato a solcare il viso e dei capelli bianchi che si son fatti strada.
Lei è carne, ossa, sangue, vita. Non può trattenersi.
Lei è così. Spontanea e vera.
Lo abbraccia.
Lui l'avvolge e ritrova quel profumo, il suo profumo.
L'odore della sua pelle abbronzata.
Lei ritrova quelle braccia sicure che aveva dimenticato, che aveva messo nel cassetto dei ricordi e non aveva più tirato fuori.
"Sei sempre uguale... Più adulta, più donna, persino meglio di trent'anni fa..." dice, trattenendosi dal continuare a tenerla tra le sue braccia.
Si siedono e lei ordina un Martini con ghiaccio.
"Prepara un altro del suo anche" dice, avendo visto che lui aveva già bevuto per affrontare la situazione.
Silenzio.
Lunghissimo e interminabile silenzio spezzato dal suono del ghiaccio nel bicchiere.
Lei prende il suo Martini e sfiora il bicchiere di lui facendo un brindisi a loro e ingoiando un boccone troppo grande.
"Ma davvero sono qui per quel patto!?"
Lui smorza il clima, sa che uno dei due deve cedere, deve ritrovare il loro modo di fare, di capirsi al volo, anche dopo anni.
"Allora, siamo qui, 45 anni, single, quindi dobbiamo guardarci ancora per molto negli occhi?!"
Bam. All'attacco.
Lei esplode a ridere e con il suo accento americano ribatte "In realtà ti sto aspettando da una vita... quando vuoi, eh, sempre se hai l'agenda libera!"
Rotto. Il freddo, l'imbarazzo, il gelo.
Sono loro, sono ancora loro.
Oltre il tempo, le distanze, una vita vissuta chissà come.
"Ma poi... sto patto... Decidiamoci... Vieni tu in America o devo ritrasferirmi io a Milano? Però non la tirare per le lunghe, che tu sei quello lento... che va con calma.. ragiona... Dentro o fuori!" e fa un sorso per cercare di mettere a fuoco cosa sta succedendo.
Lui sorride, beve un sorso e allunga la mano.
Le sfiora il braccio.
La guarda.
Le sposta un ciuffo di capelli e si avvicina con la sedia.
Le accarezza la guancia e chiude per un istante gli occhi.
"E solo colpa mia" dice sottovoce. "Se avessi capito prima cosa mi sarei perso io..."
"No " ribatte lei mettendole un dito sulla bocca. "non farlo. Non farti del male, non tirarmi fuori un sentimento che ho superato, non tirare fuori il passato... se se se... la vita è andata così. Meravigliosamente così. E..."
"E siamo qui" aggiunge lui.
"Esatto... e siamo qui." dice lei, abbassando lo sguardo.
La loro linea d'onda è potente. Vorace. Intensa.
La musica attorno a loro fa da cornice.
I bicchieri vuoti e i cuori pieni.
Le mani che tremano e la testa che macina pensieri a raffica.
Lui le alza il viso.
"Oggi pensavo. Pensavo a te, a me. Sopratutto a me, alla mia vita, alle mie scelte, a mia moglie che si è andata a scopare il mio socio e credeva che con un bel lavoretto di bocca tornasse tutto come prima, a mio figlio che ha 10 anni e che mi odia perchè "hai lasciato la mamma io non ti voglio più vedere", all'azienda che ho tirato su con sacrifici e che ho venduto perchè mi ero rotto le palle, Stella, credimi, mi ero rotto le palle di tutto e tutti. E poi un giorno ho trovato un quaderno, sgualcito, forse delle superiori, non so e dentro ci ho trovato il nostro patto. E cazzo, mi è salita una botta di vita, di speranza. Anche solo nel sapere che nel mondo un'amica non mi avrebbe abbandonato o tradito, anche solo nel sapere che forse potevo ricevere ancora un abbraccio disinteressato e puro.
Per quello ti ho cercato Stella, per questo fottuto bisogno di sapere che nonostante tutto, tu ci saresti stata..."
Lei ha gli occhi pieni di lacrime.
Uomini prima di lei, le avevano fintamente raccontato la storia del "sei l'unica per me, amo solo te", anche suo marito, che un giorno l'amava e quello dopo spariva, che un giorno la riempiva di attenzioni e poi si dimenticava di cosa voleva dire amare. Lei aveva resistito, sperato, lottato, fino a quando dopo l'implosione si è susseguita l'esplosione, valigia taxi e ritorno alle origini.
Doveva andare cosi.
Stasera lei, seduta in quel locale, ha gli occhi pieni di lacrime per delle parole che le hanno sfiorato le corde più profonde della sua anima.
Si era dimenticata, o forse non aveva avuto il tempo di conoscere questo suo lato. così serio e malinconico.
Un brivido le corre lungo la schiena.
"Ed io, Marco, sono qui, con te. Da oggi sono con te. Ovunque andremo, in qualunque modo vorremo affrontare questo patto che patto non è, io per te ci sarò."
Tira su con il naso e si asciuga il viso.
Lui sorride e l'abbraccia a se fino a sentirne il cuore battere.
Si scosta leggermente.
"Grazie" le dice " sei la donna che ho fatto scappare una volta ma che questa volta tengo ben stretta a me" con le fossette sulle guance, le prende il viso tra le mani.
Ecco.
Questo mancava a lei.
Questa sensazione di potenza, questa sensazione che può lasciarsi andare tanto c'è lui che le tiene il viso tra le sue grandi mani.
Si guardano.
Sorridono.
Imbarazzati di ciò che hanno lasciato e di ciò che hanno trovato.
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