
Ogni volta. Ogni volta tu apri bocca e rovini tutto.
Parole scritte, pensieri fatti, parole dette.
Calpesti tutto come se fossi Padre Eterno.
Invece sei un piccolo uomo, come cantava la Martini.
Mi ferisci. Mi trapassi con una lama sottile proprio quando io con occhi lucidi ti parlo della mia gioia.
Invidioso che qualcuno può ancora volere bene, geloso che io possa volere bene ad un altro uomo, superiore e abbastanza maturo da sapere come finirà, perchè chiaro, finirà!
La tua ironia mi uccide un pezzo di anima, quel pezzo di anima che sarebbe sempre e comunque tua. Tu la uccidi perchè non ci può essere nessuno felice, perchè non c'è l'uomo giusto, la donna giusta, persone giuste che magari vivendo lontano tentano, provano, ce la mettono tutta ad accorciare le distanze e a volersi bene.
No, tu dici che queste cose le hai già sentite tre, quattro volte. Ed io, ancora intoccabile, ti rispondo a tono che non sai neanche quando mi sono lasciata con il mio ragazzo, il suo nome, il suo volto, cosa ho provato per lui, tu non sai nulla e come pretendi di dettar legge
nel mio cuore?
nel mio mondo?
nella mia gioia arrivata per caso, per una volta cazzo per una volta.
Allora dubito, allora sento le lacrime salire agli occhi, allora non voglio farti vedere questa mia debolezza, questo mio dolore, questo mia ennesima confermata delusione che tu, mio padre, non sei mai felice per me.
E non puoi mai o non riesci mai a dirmi -Sono felice per te! magari facendo seguire un - Ma fai attenzione eh? ancora che prendi una capocciata!.
No.
No.
Non ci sono problemi. Tu non sei felice per la mia felicità e non hai dubbi: sicuramente me la prenderò in quel posto.
Ed uso un francesismo, va.
Ora mi chiedo.
Ma ad una figlia, non si vorrebbe voler bene?
Ma non si vorrebbe avere la sicurezza che trovasse un bravo ragazzo, con cui stia bene, che le voglia bene, che possa starle vicino e condurre una vita insieme?
Ma non si vorrebbe vedere i suoi occhi pieni di gioia, innamorati, felici, gioiosi?
DIMMI? NON SI VORREBBE?
Devo essermi persa qualche pezzo di genitore da qualche parte.
E non credo che a venti quattro anni abbia ancora voglia di cercarlo in giro.
Parla, parla. Io dentro soffro, mordo la lingua e ti maledico.
Maledico la tua negatività che deve contaminare tutto.
Ma non me.
Mi spiace, ho già avuto la mia bella dose di schifo, forse in alcuni tratti anche bella abbondante.
Forse, Papà, è arrivato il momento in cui IO sia felice.
E tu non ne puoi nulla.
Tu non ne saprai più nulla.
Resterai nel silenzio che ti crei per far finta di essere forte.
E dentro gridi, la notte, e dentro gridi, guidando a tutta velocità e con la musica alta.
E tu non ne puoi nulla.
Ora tocca a me essere un po' felice, un po'.
Non ho chiesto la luna. Solo di essere voluta bene e capita.
Perdono questo tuo essere orco e insensibile, ma non potrò mai perdonare l'essere sempre cinico e di non preoccuparti che con le tue parole, tu mi uccidi sempre un po'.