venerdì 23 maggio 2008

PER SBAGLIO, QUASI DI NUOVO.


Per sbaglio, quasi di nuovo.
La corazza si abbassa di poco, fa entrare luce nuova e speranza.
Una bella ventata d'aria fresca e necessaria che si scioglie come gocce di limone.
Non che pensasse.
Lei oramai non pensava più a nulla.
Non si aspettava più nulla.
Abituata a questa vita data in prestito che sempre le ha fatto assaporare il gusto dolce per poi bastonarla poco dopo.
Abituata a questa vita che le ha sempre fatto vedere cosa si nasconde dietro la bella parola, dietro il sorriso sottile di una persona, dietro lo sguardo accattivante in una notte, dietro un abbraccio dato con troppo affetto.
Abituata.
Poi, una svista, un cedimento, e rischia.
Per sbaglio, forse per bisogno, quasi di nuovo.
Non ci si può più sbagliare, oggi no, domani neanche.
E' finito il periodo in cui errare poteva essere considerato un modo per imparare, per crescere.
Ora, sbagliare, è sinonimo di caduta, di troppa forza da tirare fuori per rialzarsi e ricominciare e il tutto non collega il fatto che si sia più forti, anzi.
Un piede nel fango che nonostante tutta la pioggia non riesce a far scivolare fuori, un piede incastrato in un qualche arco temporale che ancora le brucia le mani e le congela l'anima.
Ora non può più dirsi "Ma si, proviamo!".
O di qua o di là.
Ma quel piede incastrato fa troppo perno.
Cosa succederà se un bel giorno, per sbaglio, quasi di nuovo, lei si troverà a terra, senza piedi infangati e mani bruciate ma piangerà lacrime taglienti come vetro?

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