venerdì 7 marzo 2008

NUVOLE GRIGIE.


Grigio. Grigio questo maledetto cielo.
Fredda. Fredda questa stronza di aria che riesce ad entrare sotto al cappotto e raffreddarmi.
Mani pancia cuore testa gambe ventre occhi.
Dire che io stanotte avrei potuto trovare un calore, dire che io stanotte avrei potuto trovare di tutto tranne quello capitato. Ma chi ha cercato quei discorsi, quei sorrisi di falsa circostanza quelle parole dette dopo un silenzio che appiattiscono tutto? Chi ha deciso che stanotte dovevo avere il fiatone dopo aver corso a perdifiato per la città?, per non pensare, per non capire, per non ragionare, per sentirmi forte, per sentirmi libera, per sentirmi ancora con il mio cuore di ghiaccio e pronta per tuffarmi sotto al piumone.
Correre a perdifiato come da bambini e rotolare giù giù giù senza pensare a quel che sarà.
Mani sulle orecchie, bocca piena di martini per sciacquare via l'amarezza.
Non era il caso.
Forse non era davvero il caso di fare finta di niente, di porsi così tante volte nella notte quella domanda, di chiedersi perchè, di capire cosa stava succedendo sotto la mia pelle, cosa cominciava a scorrere nel mio sangue, forse doveva restare tutto un lungo viaggio in cui trovare ristoro, forse tutto doveva rimanere un lungo viaggio per trovare una sicurezza momentanea, senza tanti altri suppelletti.
Aperto il mio cuore e tu mi chiedi mille cose, che poi di queste mille cose, quali ti interessano davvero?
Aperto il mio cuore e tu tiri fuori piccoli segreti nascosti da una sottile e acida ironia.
Non ho tempo da sprecare, non ho parole da dirti e se ti saluto scendendo le scale è solo per proteggermi.
Per il mio orgoglio e per te.
Che stanotte eri vestito di vesti strane, acerbe, antipatiche, silenziose, corrotte, intorpidite, sconvolte, irrazionali e ironiche e non eri tu, non eri tu quello che avevo voluto, non eri tu quello che mi aveva spiazzata, non eri tu quello che mi aveva dato la forza di vedere sfumature di colori non conosciuti.
Tra queste nuvole grigie, un raggio di sole.
Segno, segno, segno.
La mia compagna di viaggio sorride, mi chiede che segno.
Altra domanda senza reale risposta. Segno e basta.
Mica ci sia pone domande sul destino, se esiste o meno, no?
O ci credi o no. Il segno è uguale.
Arrivano parole dal cielo a cui non riesco tacere.
Libero alcune farfalle trattenute in me, alcune.
Se devo rovinare tutto, che almeno sia con il tempo giusto, grigio.
E domani se ci sarà il sole, girerò pagina e sorriderò sentendo ancora le farfalle svolazzare senza rimpianti.

2 commenti:

Fabioletterario ha detto...

Il tempo guarisce tutto... No?

Romano Scaramuzzino ha detto...

Bei blog i tuoi. Saluti