mercoledì 10 ottobre 2007

IL PASSATO TORNA PER DIRMI ADDIO.

Attimi. In cui tutto ritorna, spalancando le porte del cuore, della mente, sovrastando ogni pensiero. I cancelli chiusi ormai da un paio d'anni si lasciano tirare giù a suon di spintoni, a suon di note che, all'improvviso, invadono nuovamente l'anima.
Non c'è un perchè, non ci sono spiegazioni valide. Malinconia, l'unica parola che ho trovato sfogliando tre dizionari della lingua italiana e cinque dizionari dei sinonimi e contrari. Nient'altro che fottuta malinconia.
Accorgersi delle cose, dei sentimenti provati è stupendo. Rendersi conto di essere state innamorate una sola ed unica volta, mentre in quel momento tutto era vissuto un po' più leggero, qualche ansia ogni tanto, ma nulla di così profondo da definirsi amore, nulla di così stabile e duraturo da definirsi innamoramento.
Ed invece percorrendo altri sentieri una volta abbandonato quello, o per meglio dire, una volta perso quell'unico sentiero di amorevole passione di folle lucidità, si capisce che nulla di quello vissuto ha avuto la stessa intensità.
Mi manca e non ci posso nulla. Mi fa rabbia pensarlo e non perchè so che lui ama e condivide quel suo letto con una nuova ragazza, ma perchè so che probabilmente non mi ha pensato neanche una volta.
Gli amori che lacerano il cuore sono sempre poco corrisposti. O quelli incasinati, o quelli che un giorno è rosa e fiori e l'altro buio pesto. Mai quelli colmi di piccole litigate che finiscono sempre a letto per "fare pace" dice qualcuno. Quegl'amori sono amori ma mancano d'intensità.
Non potrei farne a meno. E' come una cosa essenziale, fondamentale di tutte le cose che vivo, di tutti i sentimenti vari che provo, di tutte le cose che scelgo. Dal colore dei bracciali al profumo. Dal lavoro al bene che manifesto agli amici con abbracci piccoli e soventi.
L'amore quindi, è così. Quando si perde l'intensità, può essere portato avanti a stento, a spinta, a ricarica, come si vuole, ma di certo non va avanti con la passione, con quella passione viscerale che ci porta a vedere il suo volto ovunque, a sentire necessario vederlo silenzioso steso sul letto, mentre fuma una canna e ascolta a volume moderato miti di un'altra generazione sentendo dentro un bisogno incontrollabile di rapirlo.
Rapirlo e portarlo via, chissà dove, ma via. Lontano da occhi che giudicano, che rovinano tutto.
Io quell'intensità, quel grado d'intensità l'ho raggiunta solo ora, insieme alla sana razionalità. Forse è stato un percorso, forse dovevo arrivare ad oggi, 10 ottobre 2007, per ammettere nero su bianco e in modo indelebile, quanto l'ho amato, quanto sono stata innamorata e quanto mi sono sentita innamorata anche dopo mesi, nel vederlo nella mia aula 35. Forse tutti gli incontri avvenuti dopo lui, per quanto mi abbiamo magari scaldato il cuore d'inverno o dato una boccata d'aria fresca d'estate, non sono stati altro che virgole del mio percorso, per giungere fino a qui.
Per giungere alla consapevolezza, per giungere al mio cospetto, buttare l'orgoglio e dirmi "SI, NE SONO STATA DANNATAMENTE E MAGICAMENTE INNAMORATA!"; come per mettere quel punto che credevo di aver già messo mille volte, ma che a quanto pare, non era un vero e tondo punto nero.
Tutto questo, scatenato da una canzone scritta da un amico,(forse gli ispiravo questa canzone, non so). L'ho letta, dentro son vibrate quelle corde ormai senza polvere, l'ho cercata nelle mie mille cartelle di musica e l'ho ascoltata.
Ad altissimo volume, per riempirmi l'anima di quei ricordi, di quella fuga inaspettata a casa sua in montagna.
In quell'istante ho risentito l'intensità con cui facevo l'amore con lui, la passione che avevo in ogni piccolo gesto che gli dedicavo.
Ma senza rimorsi, senza rimpianti. Solo quella dose giusta di malinconia che sale quando si pensa fortemente a qualcosa che abbiamo vissuto con tutto noi stessi.
Probabilmente c'è un motivo perchè quest'anno e non l'anno scorso mi è salito tutto questo; dopotutto l'anno scorso, in questo periodo, lui era venuto a salutarmi, essendosi accorto di essere compagni di corso. E lì, giuro, mi sono saltati i nervi, tant'è che ha preso lui la decisione che stavo valutando io, cioè saltare più lezioni possibili per non incrociarci. Quindi, penso che potevo accorgermene un anno fa di questo "mio unico innamoramento".
Invece no.
Invece quest'anno. 2007. Il sette, il mio numero portafortuna, sarà? E poi cominciano a venirmi in testa pensieri da matta, fare calcoli su numeri incomprensibili, pensare a cose assurde che se dicessi, mi rinchiuderebbero subito in qualche clinica!
Ora però, una cosa è più che certa.
Mettere in chiaro a me stessa, che l'unica volta che sono stata innamorata è stata con lui, chiude un capitolo che, molto probabilmente, restando aperto così tanto, non mi ha permesso di mettere tranquillità, serenità e sicurezza non solo in me stessa ma in tutte le situazioni affettive che ho vissuto.
Come leggere un libro, innamorarsi dei personaggi, immedesimarsi in loro fino ad arrivare alla fine. Delusione di vedere l'ultima pagina bianca e chiudere il libro. Sentirsi ancora addosso quell'alone provocato dalla lettura, dal vivere la loro vita, riportare ad ogni loro azione una propria azione personale. Per poi arrivare al punto di dire " è solo un libro, questa è la vita vera". Ecco, si.

Ma voglio per me solo una cosa. Trovare quell'intensità. Con una sfumatura diversa, chiaro, ma la stessa
. . . I N T E N S I T A' . . .

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