martedì 19 giugno 2007

LA TORINO BENESTANTE C'è.

Paperette dorate ai piedi con un enorme fiocco sul davanti, jeans un po' stretti che lasciano supporre che ci sono un paio di chiletti di troppo, una maglietta color marron con uno scollo che lascia intravedere la pelle abbronzata, qualche bracciale dorato anch'esso e la Luis Vuitton a mano.
Ritratto perfetto di una ragazza che cammina sotto ai portici portandosi addosso
i suoi venti due anni e pochi fardelli.
Il telefono squilla e con un sorriso sempre pronto risponde senza perdere di vista nessuna vetrina,
entrando in qualche negozio e uscendo con qualche busta.
Piccola figlia di papà.
Piccola riccona torinese.
Si organizza la serata, grigliata a casa di tizio.
Si festeggia tutto, l'estate, le vacanze organizzate, la vita spensierata,
i soldi che si spendono senza averne rispetto.
Una quindicina di altre persone tutte vestite con minimo quattrocento euro, cinture e borse a parte, si incontrano e scambiano qualche parola, si presentano a qualcuno di nuovo,
attorno ad una piscina illuminata.
Il sole sta calando.
Da questa collina si vede Torino dall'alto, la Mole e il sole che scivola giù dietro alle montagne poco lontane.
Si brinda con del buon vino bianco, leggermente fresco, c'è chi si butta in piscina e cerca di convincere altri,
c'è chi si riscopre dj e contorna la città con le canzoni giuste.
Per sentirsi liberi, sempre di più.
Liberi ma dipendenti dal portafoglio di paparino.
E si ride, ci sono persone leggermente appartate che han comprato la gioia cara,
la dama bianca e sventolano i centoni prima di arrotolarli per bene e poggiarli su un cd.
Nessuno è fuori luogo qui, in questo giro tutti hanno tutto, nessuno fa discorsi su "non posso permettermelo, non posso farlo, non posso andare in vacanza", anzi, tutti sono come delle piccole divinità che si possono permettere un pezzo di cielo se solo si potesse!
Le ragazze più o meno vestite tutte uguali, paperette o tacchi alti, short o jeans stretti, canotte dorate o di colori sgargianti costate un quarto di stipendio di un operaio Fiat,
orologi di Dolce e Gabbana e accessori ricercati magari comprati direttamente a Milano e borsetta rigorosamente di Fendi, Gucci o l'agoniata Vuitton Speedy.
I ragazzi, leggermente più semplici in bermuda o jeans non troppo stretti, t-shirt con qualche logo strano e ricercato o camicia a righe di Ralph, di Valentino, snake al collo e al polso, orologio grosso come un portacenere anch'esso di Dolce e Gabbana, tracollina di Luis Vuitton (pure loro!)e via.
Nessuno può dire nulla guardando Torino dall'alto, in questa serata.
L'odore della carne alla griglia, la testa che si rilassa al terzo bicchiere di vino,
la Mini parcheggiata sotto la tettoia privata, papà al mare, mamma chissà dove.
L'università lì, iscrizione al quarto anno ma esami da finire del secondo, il tavolo prenotato al Cacao,
il mondo chiuso tra le mani.
A venti due anni sentirsi potenti.
Sentirsi pulsare nel cuore la gioia di poter sperimentare tutto, tanto c'è chi para le spalle.
Avere il mondo chiuso tra le mani,
di una Torino benestante.




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