giovedì 21 maggio 2009

FUGA


Buio.
Io aspetto, so che sono nel posto giusto, non vorrei essere altrimenti.
Sono passati un paio di anni dall'ultima volta e nell'averti davanti ritrovo una persona diversa.
Infilo il casco, salgo sulle tue due ruote e partiamo.
Con una mano mi tengo a te, forse un po' timorosa della tua guida, e con l'altra alla maniglia.
C'è l'aria calda stasera.
Sfrecci tra le macchine, ogni tanto alzi la visiera e mi parli, ogni tanto stringo la mano e ogni tanto la lascio andare.
Chiudo gli occhi.
Non potevo essere altrove, stasera, non potevo.
Birre gelate e su per la collina, quella che vedo da casa mia, quella fatta di ville infinite e lucine arancioni che traballano nella notte.
Cerchiamo una chiesetta che probabilmente è stata risucchiata e così, scendiamo giù giù e poi risaliamo su su ed io mi sento tranquilla, io mi sento bene.
Entriamo nel parco, ci sediamo e ci affacciamo alla città.
L'aria si è rinfrescata.
Beviamo la birra ancora fredda e parliamo, mi guardi negli occhi con una forza e una velata di dolcezza che mi chiedo come mai io non l'abbia mai vista prima.
Poi mentre parli, salti fuori come dal nulla con una frase che mi risveglia.

"Non bisogna
mai accontentarsi
anche se non si riesce
ad ottenere
quello che
realmente si vuole."


Io sono qui stanotte, ci sarà un perchè? qualcuno l'avrà scritto? qualcuno ci starà vedendo dall'alto o dal basso?
Io sono qui stanotte e alla tua frase rispondo con una mimica facciale che comprendi ma sorvoli, capisci che non mi va di parlare di altri, siamo qui e tutto il resto almeno per stanotte, non deve interferire.
E poi mi avvicino, infreddolita e mi dai un bacio sulla fronte e dentro sento una spinta che tengo frenata, perchè sono una che si frena e si morde la lingua adesso, adesso che di scivolate ne ha prese abbastanza.
Il tempo sembra bloccato o accelerato o o o o o o o non si capisce, non si sente, non lo sentiamo, le luci sulla città rimangono a ballare tutto il tempo e noi non ci spostiamo di un millimetro.
Rimaniamo li fino a che la spinta non spinge e se spinge bisogna andare, bisogna accettare la sua vicinanza, stupirsi, meravigliarsi si stare così bene dopo del tempo passato a immaginarlo in un certo modo.
Adoro stupirmi meravigliarmi di qualcuno che ritorna così per caso, alla velocità della luce, qualcuno che tiene la situazione sotto controllo guardandomi mentre io li chiudo per poi riaprirli raramente e ritrovandomi nei suoi.
Torniamo, a passi affannati per la salita, alle tue due ruote e ci fermiamo ancora un attimo a guardare la città dall'alto.
Il cielo cambia colore, guardiamo l'ora, sta per albeggiare e non mi importa di nulla, non mi importa di nulla.
Casco in testa, mi tengo a te e questa volta non perchè timorosa e squarciamo Torino in due mentre alle nostre spalle il cielo comincia a colorarsi di rosa.
L'aria è ritornata ad essere tiepida, scivola addosso, come tutti i pensieri come tutte le cose dette, pensate, ingoiate, sputate stanotte.
Come una fuga da tutto quello che sta stretto, come una fuga da qualcosa che si vive ma che manca di qualcosa. Manca di qualcosa ritrovato qui.
Curva, rettilineo, superi, freni, rettilineo, curva e ti fermi.
Scendiamo, tolgo il casco lasciando liberi al vento i miei capelli e penso che ora mi saluterà in maniera normalissima come un esempio che ho in testa, perchè alla fine non è stata che una parentesi questa notte.
Ed invece mi da un bacio a fior di labbra, sorride, io mi volto e salgo in macchina.
Parentesi iniziata in un giorno e terminata in quello successivo.
Perchè c'è bisogno di questa linfa, perchè non bisogna mai smettere di cercare, anche sotto le pietre.
Colma, di un qualcosa di inaspettato che ha saputo farmi sorridere il cuore.

2 commenti:

me, just an Italian man ha detto...

sembra il finale di Spiderman I.. lui deve andare.. deve salvare il mondo swooooosshhhhhh.....
scherzo.. non devi mai prendere il cuore troppo sul serio.. è un burlone.. che a volte può anche far soffrire..
ciao,

Luca

Achab ha detto...

bella storia,io avrei fatto di meglio,non sarei andato via,ciao irene.