mercoledì 29 ottobre 2008

PICCOLO CUORE TUO.


Dentro ad una birra scura, mescolata di bayles.
Dentro ad una canna ben girata, in mezzo alla folla che non sa che il tuo cuore sta esplodendo.
Dentro ad una macchina che ti riporta a casa, in uno stato di ebrezza che stasera ci sta, stasera ci sta.
Dentro alla tua testa, che batte, rimbomba e batte, forte forte forte come non può sapere.
Come non può immaginare.
Perchè accecato, perchè senza voglia di chiedersi ancora una volta quei perchè.
Dentro un cuore che dopo così tanto a ricominciato a sanguinare.
Per quella persona che non vuole capire, che non vuole vederti pur avendoti davanti.
Tu tentatrice e amante di un lui troppo fragile per lasciarsi andare alla tua impulsività, alla tua passione.
Per credere nei tuoi sentimenti.
Hai ancora voglia di amare.
Chi ci perde, qui, è lui. Che sa.
Non troverà un'altra donna come te. Non la troverà. E dentro lui qualcosa si smuoverà, ricondandoti.
E tu, nel silenzio della notte, spiandolo nei minimi gesti, lo vorrai sempre di più, lo vorrai così tanto da dover gridare per liberarti di tutto questo amore nato per caso, nato per lui, che oggi l'ha respinto.
Dentro ad una birra scura mescolata di bayles troverai le tue risposte.
Sai che non tornerà.
Ma non fermarti, hai ancora voglia di amare, di farti male, di farti amare.
Nel centro del tuo mondo.

giovedì 23 ottobre 2008

ERA SOLO UN SOGNO, MA . . .


Localino piccolo, stretto, accogliente, in una racchiusa piazzetta e colmo di gente. Airin entra un po' a disagio, ritrova un viso conosciuto, scambia qualche parola. Certe persone non si vedono per mesi interi e poi iniziano a comparire in ogni dove. Poi gira lo sguardo.
Lui in un piccolo tavolo quadrato, in un angolo un po' buio che scrive al pc.
Scena da film uno.
-Ehi ciao! saluta Airin.
Finalmente sono lì, a mezzanotte meno venti, uno di fronte l'altra, ora potranno parlare, potranno sorridere, ora Airin potrà capire fino a che punto,stasera, sarà giusto spingersi quando vibra il cuore.
Wil è sempre Wil. Un bel po' diverso da tutto il resto, alto, magro, occhi verdi nascosi dietro grandi occhiali neri da scrittore, mani abbastanza grandi con un grande anello d'acciaio liscio, una bocca sottile circondata dalla barbetta, un orecchino al lobo sinistro e poco sotto un bel neo, proprio sul collo.
Parlano parlano e parlano, proprio come facevano tempo prima, proprio come Airin temeva non di non poter più fare. E dentro quella piazzetta lei si sente tranquilla, lei si sente come risucchiata da tutti i timori, lei si sente in grado di piegarsi, di combattere. Con la birra in mano, passeggiano strade già percorse una volta.
Brivido.
- Fa un bel po' freddino eh?- dice Airin giusto per cadere nei discorsi difficili che la legano a lui.

- Ma, neanche piùdi tanto- risponde Wil che addosso ha un bomberino che lo tiene caldo.
Passeggiano e vanno a caccia di un'altra birra.
"Questa notte non deve ancora finire." pensa Airin, con speranze che barcollano e paura di ciò che forse forse sotto già sa.
Altra birra. . . Airin prende la bottiglia, giù un sorso di birra ghiacciata. Camminano ancora un po' per quelle stradine, Wil la prende per mano, non un attimo di timore o ritiro, la prende per mano e basta.
Si fermano.
Vicini sul ciglio della strada davanti ad un'enorme chiesa ed inizia a piovigginare da sembrare quasi nevischio. Wil parla di cose assurde, tipo di rendere più allegra la chiesa con qualche restauro fatto a murales e di essere ripreso per tale maestosa azione. Lo prendo sotto braccio. Questa sembra proprio una scena di un film in cui all'improvviso comincia a nevicare, lui abbassa la guarda, lei lo alza un po' e si ritrovano, si ritrovano in una notte che poteva essere come tante altre ma invece non è.
Scena da film due.
Ora i brividi ci sono, ora i brividi ci sono salendo in macchina e accompagnandolo sotto casa, ora la birra confonde i pensieri anche se il suo rimane ben saldo, ora la notte diventa o amata o odiata, ora non si sa se è giusto andare incontro al destino o attendere, attendere cosa, poi?, ora potrebbe cambiare qualcosa, ora potrebbe rovinarsi tutto, ora.
Airin si avvicina e trattenendo un po' la sua innata impulsività e decisione, delicatamente lo bacia.
Ma trova quelle sottili labbra chiuse.
-
Perchè non mi guardi? dice Airin mentre Wil si strofina un occhio e non la guarda.
- Perchè se ti guardo, ti bacio e poi facciamo l'amore...-
- Eh? Cosa?- lo interrompe Airin, Wil si gira, un po' timoroso che lei possa saltargli addosso e la guarda.

- Guarda che io ti ho chiesto un bacio, non ho nessuna intenzione di salire a casa tua- dice Airin.
- Ma non serve salire in casa, se ti bacio facciamo l'amore persino qui, in macchina, ed io... porto rispetto.- dice Wil.
- No! Io volevo e voglio solo un bacio, volevo solo un bacio ed ho trovato un muro. E lo so che la situazione in cui sei ti porta a fare così, ma so anche che questo bacio lo vuoi quanto lo voglio io.-
Airin non sa se ridere o se ha sentito bene ciò che ha detto Wil, portare rispetto? Ci mancherebbe altro, tsk! Silenzio.
Wil non si muove, guarda ovunque, ogni tanto guarda Airin che dentro sta per esplodere e per stare tranquilla guarda al di là della strada quattro amici che si salutano prima di andare ognuno a casa.
- Puoi anche scendere, tanto non ha senso stare ancora qui, buonanotte Wil...- dice Airin, un po' dura e con la voce rotta dalle lacrime che non deve far scendere, non deve.
- Buonanotte Airin...- Wil chiude la portiera e Airin parte via, all'istante, non un secondo di più sotto quella casa, non un secondo di più vedere la sua persona.
E si lascia ad un pianto che fa fuoriuscire tutta la tensione accumulata, tutto quanto avrebbe voluto dirgli e dargli ma non c'è stata l'occasione, l'occasione, quella che quando vuoi non arriva mai e quando ne fai volentieri a meno, ti sovrasta.

Una notte dolce al sapore di malto e dura come il freddo di Novembre che sta per avanzare. Airin è così, non può tenersi dentro le parole, i sentimenti e ci prova, un ultimo saltino che già sa quanto sia inutile per poi guidare veloce fare le scale e buttarsi nel letto. Avvolta da un piumino troppo pesante, troppo caldo, Airin dorme male, dorme poco e sogna tanto.

"Io, te, la tua ragazza e qualche amico arriviamo su in montagna, facciamo la coda per prendere gli snowboards, poi tu esci, sparisci e rimango li con la tua ragazza, a farci quattro risate guardando quegli snowboard a forma di lavagnetta cancellabile. Poi mi alzo, esco e ti cerco.
Sei seduto su una panchina, sullo schienale e stai fumando, guardandoti in giro.
- Ehi Wil! Ma che ci fai qui? Io son rimasta dentro con la tua ragazza, che come si chiama?- dico io
- Elena, uhm... Elena. Devo farle un altro regalo-
dici tu.
- Perchè cosa le hai già comprato?
- Una cosina, ma mi vergogno...
- Ma smettila, cosa le avrai mai preso?
- Un completino intimo, ed io sorrido pensando che proprio non ti ci vedrei a comprare un completino intimo malizioso.

- Il problema è che quando lo indossa io penso di far l'amore con te.
Strano che Elena non sia ancora uscita a cercarti, a cercarmi.
. . Credo di aver sentito qualcosa tipo un solletico improvviso, perchè siamo scoppiati a ridere entrambi e mi son appoggiata sulle tue gambe perchè ridevo, ridevo di gusto, di cuore. E poi ho alzato lo sguardo e mi hai preso il viso tra le mani e mi hai baciata Wil, mi hai baciata così tante volte che mi girava la testa, che tutta questa neve intontiva. Poi sottovoce nell'orecchio mi hai detto:
- Faccio sempre un sogno, tu che porti via il tuo bambino e vieni da me e facciamo l'amore per ore e ore per poi ritrovarci distesi e nudi su un grande letto e tra di noi, il tuo bimbino.
Poi mi hai baciata ancora ed io con la coda dell'occhio ho visto che arrivava Elena e mi son staccata, ma non in tempo.
- Ragazzi, io scendo perchè gli altri son rimasti bloccati per un problema all'auto e vado a recuperarli, voi rimanete qui?. Uno sguardo tra di noi mentre lei va via."

Airin si sveglia, si sveglia di soprassalto. E nel buio della sua stanza si ritrova dentro alla conferma delle sue lacrime.
"Era solo un sogno, ma...".

venerdì 17 ottobre 2008

FERMOIMMAGINE



Diversi.
Come il sole e la luna.
Diversi.
Come il mare e la terra.

Io così buia.
Tu così splendente.
Mi lascio rapire dalla notte tiepida, mi lascio rapire dalla voglia che sento nelle mani.
Mi porti nella notte tiepida, dopo giorni infiniti in assenza di noi.
Paura di tutto, delle ombre, dei rumori e non mi soffermo a pensare a noi, li, di nuovo.
Delusione che faccio salire e mi rendo conto di quanto la mia testa sia così patetica.
Non voglio averla, plasmala, sempre, ogni giorno, ogni ora, come sai fare, plasmala e plasma il mio cuore, arrotondalo, scioglilo.
Prendilo tra le tue grandi mani e riscaldalo.
Ha bisogno di questo ritrovo, di questa violenza e passione che si libera in modo semplice.
Hai bisogno di questo ritrovo, di questo amare senza fermarsi, senza chiedere se si può, se va bene così.
Occhi negli occhi.
Seduto.
Sopra di te, mi fermo. All'improvviso.
Occhi negli occhi.
Stanotte sei mio. Stanotte sono tua.
Penso e lui sussurra qualcosa.
-Ti voglio, sempre, ancora.
L'odore della tua pelle.
Questo voglio ricordare per sempre.
L'odore della tua pelle, del tuo sudore mescolato al mio.
I tuoi occhi che si assottigliano quando spingi, i tuoi occhi che si chiudono quando ti ecciti e la tua testa che cade all'indietro.
Stanotte non voglio perdere niente, nessun particolare.
Sto bene come sto, dove sto, con chi sto.
Spegni la luce.
La nostra diversità non è un limite, ci ha portato fino qua.
Stanotte spengo la luce e sto come sto.


domenica 12 ottobre 2008

NoChE


Trasportati come dal vento, leggiadri e silenziosi.
Forse davvero il silenzio ferisce, forse davvero il silenzio risulta essere l'unica alternativa a non ferire direttamente.
Ma cosa è giusto?
Lei rimane con un piede di qua e uno di là, in un "là" che non conosce e che le va bene così.
Lei rimane incredula di cosa è capace di fare, quando dentro le esplode il mondo, il cuore.
Perché, nella notte che la sta rapendo, pensa a tutto e pensa a niente.
Pensa a cosa è giusto fare, dire, mangiare, lettera e mettiamoci testamento.
Poi, con il sospiro che la contraddistingue in momenti tesi, si lascia andare.
Nulla e nessuno è giusto, in questo mondo.
Esistono solo cose e persone più adatte di altre.
Mettiamola così.
Sospiro.
L'importante è ricordarsi chi si è, cosa si vuole.
Non ci si deve nè accontentare nè lasciarsi sopraffare dalla malinconia.
Lei ora ha trovato un perché.
Lei ora sa che bisogna solo ascoltare il cuore, che bisogna solo seguirlo, anche a costo di sbatterci la testa, sa che nulla è perduto e se così davvero fosse, almeno non ha messo davanti ai suoi piedi la paura di rimanere ancora con se stessa.
Osare.
Osare.
Osare.
Cosa si ricava a rimanere nell'ombra, aspettando, sperando, agoniando?
Osare.
Osare.
Osare.
Una volta in più, una volta di più. Sentire la testa girare e sapere di poter avere ancora mille possibilità.
In questa notte, che per paura lei attraversa con passo svelto, in questa notte che sa di passato e d'estate, lei ha capito l'unica cosa certa.
Non la casualità, non il ritrovamento, non la puntualità, non la ricerca, non la paura, non l'età e neanche il tempo fanno di quell'evento, l' Evento.
Ma la passione.
Strana, piena di contraddizioni, spesso egoista, aggressiva, di larghe vedute, con reazioni inaspettate, spontanea. Difficile e particolare compagna, molto passionale e geloso, non transige.
E lei è noce. E lei è passione.
Lei è noce tagliando la notte in due, lei è noce con un piede di qua e uno chi lo sa.

mercoledì 8 ottobre 2008

F O R E V E R . . .

-Tornerò.
-Quando?
-Presto... dopo l'estate... vi verrò a prendere uno ad uno sotto casa.
-Si, ci credo guarda.
-Ci crederai quando in modo normale ti chiederò cosa farai una sera, tu mi dirai il posto in cui sarai e mi vedrai li. Mi vedrai li e rimarrai a bocca aperta. Resterai immobile, mi fisserai e ed io sarò li, immobile davanti a te.
-Io potrei piangere lo sai? Per poi farmi venire un attacco di cuore e saltarti in braccio!
-Sarò lì anche per quello.
-Io...
-Ti ho delusa?
-No, no... tu non potresti mai deludermi, ma certo, il cuore mi traballa un po'... cioè... qualcosa me lo faceva pensare ma da li ad avere la certezza dopo quattro anni...sai...
-So. Lo so che ti ho delusa. Ma il rapporto diretto tra me e te non e' da mettere in discussione capito? Quello che ho fatto detto pensato, penso, è vero e sincero. Tu sei di più. Pensi che una "relazione" di quattro anni come la nostra amicizia possa essere in qualche modo comparabile con altro?
-No.
-Tant'è che noi, siamo ancora qui. Sono stato nocivo per te?
-Per... me? Ma no, cosa dici...
-Ti senti svuotata di tutti nostri momenti, di tutti i piccoli attimi trascorsi insieme?
-E' strana la sensazione che ho dentro. Mi sento vuota ma ripercorro ogni singolo momento, quelli dove facevamo l'amore e quelli in cui non c'era bisogno di stare sdraiati.
-Se questa "relazione" è andata avanti è soprattutto per tutto quello che c'è stato al di fuori del sesso.

Lei sa perfettamente che il suo cuore sarà sempre diviso a metà.
Lei sa perfettamente che nessun'altra persona avrà il coraggio di stravolgerla così, di capirla, di seguirla, di lasciarla libera, di amarla, di possederla, di guardarla negli occhi e rivivere ogni volta, quattro lunghissimi anni.
Lei lo sa e copre l' impronta di questa relazione che non ha tempo e mai ne avrà, la lascia custodita dove nessuno potrà arrivare, dove nessuno potrà rubarla.

Sicura tra le sue braccia si lascia amare, si lascia amare con quella semplicità, con quel bisogno di sentirlo di nuovo dentro se, con quel fremito che scivola giù fino a bagnarla.
-Mi sei mancata.
-I've missed you.
Nella stanza buia e silenziosa, in cui si erano già persi, si sono accarezzati, hanno cercato le loro bocche ed hanno fatto esplodere quel desiderio che niente e nessuno è riuscito a spegnere.
Non altre bocche, non altri corpi, non altri stati, non continenti né oceani.

Tutto è rimasto intatto.

Loro sempre loro, ancora qui.
Per sempre ancora qui.
Bloccati in un tempo solo loro, un tempo invalicabile, custodito, ben protetto.
In cui possono invecchiare.

Una musica inonda al stanza, il mattino è arrivato. Lui è ancora lì.
Lei lo guarda dormire, profilo perfetto.
Lui l'avvicina a sé.
Fermi immobili.
Abbracciati sdraiati e vicini.
Circondati da una magia che si crea tra i loro corpi.

Ovunque saranno, domani, sapranno sentirsi.
Sapranno parlarsi con il cuore, sapranno raccontarsi, sapranno darsi consigli, sapranno stare in silenzio.
E sapranno ritrovarsi, in mezzo alla folla e ricominciare.
Come fosse la prima volta, dopo quarant'anni.
Circondati dalla loro magia.

domenica 5 ottobre 2008

THEY and MYSELF


Ho sempre voluto essere me stessa.
Semplice, diretta, passionale, vulnerabile, confusa, sognatrice, permalosa, nostalgica, allegra, curiosa, estroversa, amica, un po' mamma.
Ho sempre mescolato me stessa per crearne una bella pozione.
Con la base che si acquisisce dagli adulti e con il bagaglio che si impara crescendo.
Tutto quello che ho fatto l'ho fatto da sola, senza nessuna spinta, senza nessun incitamento.
E sono andata avanti, con due persone che sempre ho amato e sempre amerò ma che non hanno avuto la presenza e la costanza di assistermi.
Forse perchè ero giusta, forse perchè le mie sbandate sono state così silenziose da non destare preoccupazione, forse perchè non ho mai dato motivo di creder che sarei caduta, forse perchè mi sono guadagnata una fiducia così illimitata da sentirmi grande a quindici anni.
E i quindici anni di allora non sono certo quelli del 2008.
Noi ragazzine, nel 2000, avevamo una certa maturità non indifferente (casi particolari esclusi), capivamo già come andava il mondo, alcune di noi si erano già scontrate con separazioni, traumi, cancri, morte.
Ed io, nei miei pensieri, anche alle 5 del mattino, guidando non da sobria, ho sempre pensato che lo stessi facendo per me, mai per loro.
Anche se, saper di fare qualcosa anche per il piacere degli altri, fa colmare un po' il cuore.
E mi ritrovo così, in un angolo della mia vita ancora da manipolare e indirizzare in cui le lacrime solcano il mio viso.
Perchè il suo bene si vede a tratti, ogni tanto, attraverso minuscoli gesti che solo io riesco a percepire e con difficoltà a volte.
So che se sono ferma ad una rotonda con mille strade che si incrociano, un po' lo sono per loro, per la loro mancanza per la loro presenza a tratti sottile per il mio bisogno di essere spronata di sentirmi fiera di qualità che mi competono.
Ma so che se sono così, nel mio profondo, beh anche questo lo devo a loro, che in maniera più o meno (molto meno) diretta mi hanno amato nel modo più puro, mi han curata quando ero ferita, mi han sussurrato frasi rassicuranti in notti in cui piangevo sprofondata dentro un cuscino, mi han dato consigli di una profondità disarmante in una sala d'aspetto in un ospedale che voleva portare via lentamente mia madre.
Ora?
Ora mi trovo qui, in bilico, in bilico dopo averne superate tante e a non riuscire a trovare risposte per chi si chiede perchè sono così.
Ora mi trovo a parlare ad un muro che amo, ad un muro che lascia battere il suo cuore ogni tanto e che non riesce a sentirmi, non riesce, non vuole, non può.
Mi trovo a gridare cose che feriscono più me che quel muro, solo perchè non mi sento calcolata, solo perchè mi sento oramai messa da parte, come se realmente non importi poi tanto se sono felice di aver creato un pezzo, se sono spaventata all'idea di spedire le mie parole lontano, se sono turbata dal mio futuro.
Non importa poi così tanto, se non dopo bollette, problemi economici, problemi che mi vengo riversati ed io,
io,
faccio da genitore ai miei stessi genitori.
Loro, che ho amato e che amerò per sempre.
Forse poi, è così che deve andare.
Ora sono indipendente, cammino da sola e posso fare i miei sbagli.
O creare qualcosa di mostruosamente bello e crederci e provarci.
Fogli, una busta, un indirizzo e via.
Per la strada della speranza.

Questa è la cosa più reale e vera e sentita che abbia mai scritto.
Sfogo? Bisogno?
Al buio in questa stanza fredda tutto ha sfumature diverse.
Metto il cuore in pace.
Seconhand Serenade.
E che la vita prosegua con i miei soliti alti e bassi.

I will Love you Forever . . .

giovedì 2 ottobre 2008

LA STRADA.


La strada più giusta da seguire è quella che non attira poi così tanto.
E' quella che ti fa star bene, ti mette sicurezza, una sicurezza straziante, che non mette agitazione, che non mette strane domande e confusi pensieri.
La strada sbagliata è quella che fa battere forte il cuore, che ti fa girare l'angolo facendoti trovare in un bacio inaspettato, che ti fa percorrere Torino alle tre di notte con il groppo in gola sperando di incrociare la sua camminata sottile.
La strada giusta è quella che ti accompagna, è quella cercata e ricercate in altre dieci strade sbagliate, è quella strada che forse si aspettava ma non ora.
La strada sbagliata è quella che ha cambiato direzione e tu non hai potuto dire niente e a testa bassa hai solo subito una decisione non tua.
Ma è quella strada per cui ti perderesti ancora, almeno una volta, per cui batteresti la testa ancora una volta, una sola, per sentire il sangue bollire nelle vene, per sentirti stordita di poco alcol e di tanta passione, per trovarti in una situazione scomoda ma che ti fa sentire viva.
Metti un po' di razionalità, si.
Ma mettici il cuore, quello che non mente, quello che pulsa e ti fa girare la testa, quello che ti fa mordere le labbra e farebbe rimediare tutto e subito, senza aspettare, senza chiudersi in silenzi, senza farsi troppo contorte domande.
Mettici quello che, in quel momento, senti di dover mettere.
La strada che prenderai sarà sicuramente la scelta più giusta in quel momento.